“Quali azioni intende portare avanti il Governo regionale per superare lo stallo in cui si trova il processo di fusione tra l’IRCAC e la CRIAS, ancora in alto mare dopo ben 6 anni?”. È questa la richiesta fatta dall’onorevole Valentina Chinnici, deputata del Pd all’Assemblea Regionale Siciliana, al Presidente della Regione, Renato Schifani, all’Assessore alle attività produttive, Edy Tamajo, e all’Assessore all’Economia, Marco Falcone, con un’interrogazione firmata da tutti i deputati del gruppo del Partito Democratico.
“Con legge regionale 10 luglio 2018, n. 10 - al comma 2 dell'art. 1 - si è stabilito che – si legge nell’interrogazione – la Cassa Regionale per il Credito alle Imprese Artigiane Siciliane (CRIAS) e l'Istituto Regionale per il Credito alla Cooperazione (IRCAC) vengano incorporati per fusione in un unico ente con la denominazione di Istituto Regionale per il Credito Agevolato (IRCA)”.
“I CdA che negli anni si sono susseguiti, compreso l'attuale – continua l’atto parlamentare – si sono dimostrati inadeguati a condurre il processo di reale fusione tra l'IRCAC e la CRIAS; non esiste, ad oggi, il piano industriale, fondamentale per mettere in atto la fusione dei due Enti e per la conseguente nascita di IRCA. Non risulta, allo stato attuale, ricoperta la fondamentale carica di Direttore generale dell’Ente, sul quale il Governo ha preferito, invece, nominare un Direttore facente funzioni, con conseguenti gravi ritardi nell'esecuzione delle attività ordinarie”.
Invece, precisano gli interroganti, “si continua ad assistere all’imbarazzante susseguirsi di direttori generali facenti funzioni, con possibili e verosimili conseguenze tangibili, quali: l'eventuale ritardo nell'incasso delle rate di rimborso dei finanziamenti, nel versamento di imposte e contributi previdenziali, nel pagamento di utenze e fornitori, oltre che nella già citata corresponsione delle retribuzioni ai dipendenti”;
Gli interroganti, quindi, chiedono: “quali azioni intende portare avanti il Governo per superare le criticità esposte; se è intenzione del Governo far prevalere la propria volontà nei confronti del Cda degli enti, che da circa 15 mesi si caratterizza per il palese immobilismo, senza ulteriore indugio, usando tutti gli strumenti, nessuno escluso, consentiti per legge”.