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06/05/2024 06:00:00

Siccità in Sicilia. Invasi a secco, acqua razionata per gli agricoltori. Schifani a Roma

Dighe a secco, agricoltori che dovranno scegliere cosa irrigare e cosa lasciar morire, ma allo stesso tempo l’acqua che viene dispersa. E’ un’emergenza che si fa sempre più pesante quella idrica in Sicilia.


Il Consiglio dei ministri esaminerà oggi pomeriggio, lunedì 6 maggio, la richiesta presentata dalla Regione Siciliana per la «dichiarazione dello stato di emergenza in relazione alla situazione di deficit idrico in atto in Sicilia». Alla riunione a Palazzo Chigi, in programma alle 17.30, parteciperà il presidente della Regione, Renato Schifani.


NELLE DIGHE SITUAZIONE DRAMMATICA
I livelli degli invasi sono sempre più preoccupanti. La diga Garcia, a Contessa Entellina, è quella che è messa un po’ meglio con poco più di 25 milioni di metri cubi d’acqua. Ma gli altri 9 invasi promiscui siciliani, cioè ad uso sia potabile che irriguo, sono in forte sofferenza. Dall’ultima riunione dell’Osservatorio permanente sugli utilizzi idrici è emerso che nel giro di un mese buona parte delle dighe a doppio utilizzo ha visto evaporare la metà dei propri volumi, spingendo l’Autorità regionale di bacino ad una scelta drammatica: chiudere i rubinetti per le campagne, per convogliare l’acqua soltanto sulle abitazioni.
La situazione non è per niente buona neanche negli invasi destinati al solo uso irriguo. In un mese il Lago Arancio è passato da 17 a 8 milioni di metri cubi. In provincia di Trapani la Diga Trinità, che sconta una situazione di perenne fragilità perchè anche se ci fosse l’acqua non ne potrebbe contenere molta perchè mai collaudata, è passata da 5 a 2 milioni di metri cubi. Il lago Rubino a Paceco si è dimezzato da 4 a 2 milioni di metri cubi. L’acqua di questi invasi, seppur poca, continuerà ad essere utilizzata per i campi e cercare di far sopravvivere le colture. Ma non si possono prosciugare del tutto per non compromettere l’esistenza di specie ittiche.

 

 


L’AGRICOLTURA RISCHIA DI MORIRE
Le riserve idriche scarseggiano e i divieti di irrigazione colpiscono duramente i coltivatori, che si trovano ad affrontare un bivio drammatico: scegliere quali colture privilegiare a discapito di altre.
Con la decisione dell’autorità di bacino gli agricoltori dovranno scegliere quali colture irrigare, con quelle ortive che, data la loro maggiore sete d'acqua, sono le più a rischio.
Si stima che la siccità provocherà notevoli danni economici al settore agricolo siciliano, con perdite per diverse colture, tra cui ortaggi come peperoni, melanzane, pomodori, frutta, dall’uva agli agrumi, e poi olive, albicocche, pesche, cereali, fichi, pere.
Il presidente di Coldiretti Sicilia, Francesco Ferreri, denuncia la situazione drammatica e chiede lo stato di emergenza e risarcimenti per i danni subiti dagli agricoltori. L'Agrigentino è particolarmente colpito, ma anche altre zone, come il Trapanese, la Piana di Catania e le province di Agrigento e Niscemi, vedono le loro colture a rischio.


LA PIOGGIA CHE NON ARRIVA
Negli invasi siciliani mancano complessivamente circa 670 milioni di metri cubi d’acqua (-68%), ma soprattutto si è ben 145 milioni sotto al precedente record negativo, registrato nel siccitoso 2017.
«Di fronte a questa situazione, la risposta non può limitarsi alla dichiarazione dello stato d’emergenza, ma abbisogna di interventi strutturali – dichiara il presidente Anbi, l’associazione nazionale dei consorzi di bonifica, Francesco Vincenzi – La ricetta è sempre la stessa: completamento degli schemi idrici, manutenzione straordinaria degli invasi, ritorno all’ordinaria amministrazione dei Consorzi di bonifica, secondo i principi di autogoverno e sussidiarietà, dopo decenni di malgoverno commissariale».
Se non piove, infatti, limitarsi a prospettare la pur necessaria costruzione di nuovi invasi non basta. E i dati Sias mostrano che da settembre 2023 il deficit pluviometrico medio sulla regione si aggira sui 300 millimetri, con punte di mm. 350 sulla provincia di Catania: ciò significa che l’apporto d’acqua nei mesi tradizionalmente più piovosi (da settembre ad aprile) è praticamente dimezzato rispetto alla media storica di mm. 620.

E A TRAPANI SI SPRECA L’ACQUA
In tutta la Sicilia si cercano rimedi per sopravvivere ad un’estate che si prevede drammatica. A Trapani, però, si spreca l’acqua. C’è una perdita di 4,5 litri al secondo, quanto mezzo scarico di uno sciacquone, e il Comune di Trapani preferisce non ripararla, perché, alla fine, è il… male minore. Ma c’è anche dell’altro, perché questa perdita finisce per allagare il vicino cantiere, quello del by-pass idrico che, qualche mese fa, ha dissetato la città. E così il cantiere non può essere chiuso e la strada adiacente interrotta. Ne abbiamo parlato qui.
Accade in via Erice - Mazara, la strada teatro dell’incidente alla condotta idrica sul finire di gennaio, quando degli operai dell’Enel tranciarono la condotta per oltre 60 metri. La condotta è stata riparata dopo la costruzione di un bypass di portata minore, mentre Trapani si riforniva con autobotti e con erogazioni alternate in zone.
Le condizioni della rete idrica di Trapani son disastrose. Ma è una situazione simile in tutta la Sicilia. Per questo sono previsti oltre 11,3 milioni di euro per l’ammodernamento delle reti di distribuzione di acqua del comprensorio irriguo Jato. Il Consorzio di bonifica 1 di Trapani della Regione Siciliana ha pubblicato, infatti, un bando per appaltare i lavori per il miglioramento dell’infrastruttura dell’area occidentale della provincia di Palermo che perde fino al 70% delle risorse idriche. Un’opera importante che sarà al servizio dell’agricoltura del comprensorio tra Partinico e la costa tra Trappeto e Balestrate.
I lavori riguarderanno una superficie di circa 1.880 ettari (all’interno dei quali ricade il centro abitato di Partinico) ed è servito da un impianto realizzato dall’Esa negli anni Sessanta. La rete è obsoleta e in precario stato di conservazione, con pericolose tubazioni in cemento - amianto che hanno largamente superato i limiti di vita per opere di questo tipo.