Prende il via oggi a Palermo, con rito ordinario, il processo a carico di sei ragazzi accusati di aver violentato la 19enne al Foro Italico di Palermo nel luglio del 2023. Per la violenza sono accusati Angelo Flores, Cristian Barone, Gabriele Di Trapani, Christian Maronia, Samuele La Grassa, Elio Arnao.
La richiesta di rito abbreviato avanzata dai difensori degli imputati, condizionata all'esame in aula della vittima, è stata respinta dal gup Cristina Lo Bue. Il giudice ha motivato la sua decisione ritenendo che la ragazza sia già stata sentita "numerose volte" e che un ulteriore esame la esporrebbe a una "vittimizzazione secondaria". La 19enne era stata già audita dal gip Clelia Maltese due mesi e mezzo fa, nell'ambito di un incidente probatorio.
Tre le istanze che i legali degli indagati, tutti in carcere dall'estate scorsa, avevano presentato anche la perizia sul suo cellulare e la convocazione di un amico della ragazza che con lei aveva avuto uno scambio di telefonate e messaggi la notte degli abusi.
"Messaggio vocale" - Nel vocale, che dura una trentina di secondi, la ragazza si sarebbe detta tranquilla e non avrebbe mostrato paura. Questi dettagli, secondo i legali dei sei imputati, dimostrerebbero che la ragazza era consenziente al rapporto sessuale di gruppo avvenuto in un cantiere abbandonato di Palermo. Alle 2 di notte la giovane avrebbe inviato un altro messaggio all’amico dicendo che non poteva più incontrarsi con lui.
I legali della difesa - Al teste i legali avrebbero voluto fare domande anche su un messaggio ricevuto dalla ragazza alle 2 in cui si legge "non si può più", frase che secondo le difese indica la disdetta di un precedente appuntamento. "Se la vittima era stata fatta ubriacare come ritiene l'accusa e costretta a seguire il gruppo, perchè avrebbe scritto un messaggio di quel tenore invece di chiedere aiuto?" si domandano gli avvocati che proprio su questo avrebbero voluto ascoltare il testimone. Ma il gup, che ha ammesso solo la perizia sul telefono, ha detto no. Circostanza che ha portato alla rinuncia all'abbreviato e alla scelta di una difesa in dibattimento che passerà anche attraverso la citazione a testimoniare della vittima e dell'amico.
La difesa della ragazza, si tenta di screditare la vittima - "C'è una telefonata in entrata attorno all'una di una persona, fino ad oggi non entrata nel processo, che sarebbe durata alcuni secondi e un messaggio della mia assistita attorno alle due. Sarebbero queste le prove che incrinerebbero la credibilità della giovane che assisto", denuncia la legale della ragazza, l'avvocato Carla Garofalo. "A parte il fatto che era intontita, drogata e ubriaca e potrebbe non ricordarsi alcunchè, durante la violenza il cellulare le è caduto più volte e sarebbe stato Angelo Flores (uno degli imputati ndr) a tenerlo e rispondere. Comunque la strategia della difesa è chiara: screditare la vittima come abbiamo visto in tantissimi processi. Si sta cercando di mettere in pratica la vittimizzazione secondaria in modo da fare cedere i nervi, fare entrare in contraddizioni la mia assistita", spiega.
Parti civili - Al processo, che si terrà a porte chiuse, parteciperanno anche sette associazioni contro la violenza di genere che si sono costituite parte civile: Millecolori onlus, l'associazione nazionale Donne in rete contro la violenza, Le Onde, Biblioteca delle Donne centro di consulenza, l'associazione Insieme a Marianna Aps, l'associazione contro tutte le violenze e La Casa di Venere. Sono state escluse invece l’Associazione Emily e Mezzocielo e l’Associazione Mete Aps. Ammesso come parte civile anche il Comune di Palermo, che sarà rappresentato dall’avvocata Roberta Saetta.
Già condannato il minorenne - Per lo stupro è già stato condannato in abbreviato dal gip del tribunale dei minori a 8 anni e 8 mesi, pena più grave rispetto alle richieste del pm, il settimo ragazzo coinvolto che, all'epoca dei fatti, non aveva ancora compiuto 18 anni. Il magistrato, poco dopo l'arresto, l'aveva scarcerato e affidato a una comunità vedendo in lui una sorta di pentimento. Ma qualche giorno dopo aver lasciato la cella il ragazzo ha preso a pubblicare sui social post in cui si vantava degli abusi commessi. Un comportamento che ha spinto il giudice a disporre nuovamente per l'indagato la custodia cautelare al Malaspina.