Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
18/05/2024 08:00:00

Marsala, morto in incidente mentre lavorava in stazione di rifornimento. A processo quattro imputati

E’ stato avviato, davanti al giudice monocratico del Tribunale di Marsala, un processo che per omicidio colposo in concorso vede imputate quattro persone. Il processo è scaturito dall’incidente sul lavoro registratosi in un rifornimento carburanti di contrada Tabaccaro in seguito al quale, nel settembre 2020, morì il trapanese Giuseppe Caruso.

L’uomo era impegnato in lavori di manutenzione del serbatoio di gasolio di un distributore carburanti “AP” lungo la statale 115 per Trapani. Per l’accaduto sono finiti sotto processo il marsalese Ignazio Salvatore Adamo, di 62 anni, committente dei lavori per la società “Petrol Trasporti srl”, e i trapanesi Maria Bevilacqua, di 55, amministratore unico dell’impresa appaltatrice “Camicia srl”, specializzata nelle attività di manutenzione e pulizia delle cisterne di carburanti, incaricata dei lavori, Giuseppe Ernesto Camicia, di 66, dirigente e preposto del titolare della ditta che porta il suo cognome, delegato “di fatto” dal datore di lavoro Bevilacqua, e Giuseppe Tutone, di 42, ingegnere, incaricato come responsabile del servizio prevenzione/protezione dell’azienda “Camicia”. Sono accusati, in concorso, della morte dell’operaio, dipendente della ditta “Camicia”, per “colpa consistita in negligenza, imprudenza e inosservanza della normativa in materia di infortuni sul lavoro”.

Il 7 settembre 2020, Giuseppe Caruso venne avvolto dalle fiamme (morendo sette giorni dopo per le gravi ustioni) che sarebbero state innescate dalla scintilla prodotta da un attrezzo elettrico che stava utilizzando per aprire la botola a servizio del pozzetto del passo d’uomo del serbatoio di gasolio. La scintilla avrebbe causato l’improvvisa fiammata al contatto con una miscela di combustibile allo stato gassoso. Nell’aprile 2023, dopo la conclusione delle indagini, la richiesta di rinvio a giudizio fu firmata dal pm Maria Milia. A difendere i quattro imputati sono, rispettivamente, gli avvocati Andrea Pellegrino, Giovanni Liotti e Natale Pietrafitta.

Nel processo, avviato nei giorni scorsi, sono “parte offesa” i familiari della vittima, che lasciò moglie e due figli ancora in minore età, assistiti dagli avvocati Caterina Calvino, Gaetano La Venuta e Maria Zito Plaia. Intanto, l’avvocato Natale Pietrafitta, legale di Tutone, nella sua memoria difensiva scrive: “Se non può negarsi che, davvero, l’Ing. Giuseppe Tutone abbia redatto il DVR in data 11 gennaio 2016, è altrettanto vero che lo stesso, alla data del sinistro verificatosi presso i locali della ditta Petrol Trasporti s.r.l. , già da diversi anni, avesse rassegnato le proprie dimissioni, recidendo, così, ogni rapporto con la ditta Camicia S.r.l.. Circostanza, questa che è stata rappresentata (con dovizia di allegati) al P.M., nella memoria di cui all’art. 415 bis c.p.p. e che non è stata, in alcun modo, presa in considerazione ed esaminata. E’ pur verosimile che la Ditta medesima abbia taciuto la risoluzione dell’anzidetto rapporto professionale con l’Ing. Giuseppe Tutone e che non è stata erroneamente portata al vaglio dell’Autorità inquirente; ma non può non venire in rilievo detta circostanza onde elidere ogni tipo di responsabilità a carico dell’allora RSPP Tutone, per fatti verificatisi quasi quattro anni dopo la cessazione del rapporto di collaborazione con la ditta Camicia S.r.l.”.