Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
21/05/2024 06:00:00

La droga, il veterinario per il gatto e le faccende della moglie. L'uso dell'auto blu di Miccichè

Tutto è iniziato dalla vicenda che ha visto l'ex presidente dell'ARS, Gianfranco Micciché, coinvolto, ma non indagato, l'estate scorsa, per l'acquisto della droga dal suo amico chef, il palermitano Mario Di Ferro, finito in manette per essere uno dei fornitori di cocaina della Palermo bene. 

Miccichè rischiava una denuncia per peculato. La Guardia di Finanza, in quella occasione acquisì dall’Assemblea Regionale Siciliana il regolamento che disciplina l’uso dell’auto blu concessa all’ex presidente dell’Ars per accertare la legittimità dell’utilizzo del veicolo col quale, secondo gli inquirenti, l'ex senatore di Forza Italia si sarebbe recato più volte a Villa Zito, il ristorante palermitano, per acquistare dosi di cocaina dal gestore, Di Ferro. 

Ora il deputato regionale di Forza Italia, è indagato per peculato, truffa e false attestazioni. Al politico è stata notificata ieri la misura cautelare del divieto di dimora a Cefalù. Indagato per gli stessi reati anche il suo autista Maurizio Messina. Per quest'ultimo è scattato l'obbligo di dimora nei comuni di Palermo e Monreale. La Guardia di Finanza ha sequestrato 24mila euro proventi dei presunti reati contestati agli indagati.

Le accuse - Il parlamentare palermitano, più volte ministro e sottosegretario avrebbe usato per fini personali l’auto che gli era stata assegnata per svolgere le funzioni istituzionali. A Miccichè, inoltre, i magistrati contestano di aver confermato le false missioni di servizio dichiarate da Maurizio Messina, dipendente Ars che gli faceva da autista. Una truffa che avrebbe portato nelle tasche di Messina indennità non dovute per 10.736 euro. 

"Dal veterinario per il gatto alle teglie di pasta a forno" - Miccichè avrebbe avuto «una gestione arbitraria e del tutto personalistica dell’autovettura»: lo scrive il gip che ha disposto l’obbligo di dimora, Secondo il giudice poi il deputato avrebbe adibito il suo autista, dipendente dell’Ars «di volta in volta a conducente, a corriere, a portaordini, a trasportatore». «Rimanendo nella propria residenza di Cefalù (e dunque nemmeno salendo a bordo dell’autovettura), - spiega il giudice - Miccichè disponeva che l’autista impegnasse più e più volte il tragitto Palermo-Cefalù per accompagnare il suo factotum o recapitargli due teglie di pasta al forno per il suo compleanno; per accompagnare la moglie o consegnargli un dispenser da sapone; per recapitargli un «bidone di benzina» o consegnargli un imprecisato cofanetto; per portare il gatto dal veterinario o recuperare il caricabatterie dell’iPad». 

33 episodi considerati e Messina che si voleva lamentare con Micciché per l'abuso dell'auto blu - «Così, nei 33 episodi considerati, non v’è chi non veda - prosegue - come sia stata sviata la funzione istituzionale dell’automezzo, specie considerando che ogni viaggio comportava un impegno dello stesso per almeno quattro ore (durata che, per come emerso in relazione agli altri capi di imputazione, consentiva all’autista di ottenere una retribuzione supplementare per l’attività effettuata). Non c’è da stupirsi, allora, che l’autista in primis, specie nel periodo successivo al clamore suscitato dall’arresto dello chef Di Ferro, si dolesse per l’uso e l’abuso dell’auto blu, e per questo riflettesse sulla necessità di parlare a Miccichè e dirgli: «presidente, amu a fari casa, chiesa e ufficio, non possiamo fare»

Le intercettazioni - «Stai tranquilla che sul peculato, proprio, na puonnu (ce la possono, ndr) sucare altamente»: così Gianfranco Miccichè tranquillizzava una delle sue collaboratrici preoccupata che, dopo la pubblicazione delle notizie sull’inchiesta sul pusher che riforniva il politico, l’attenzione degli inquirenti fosse concentrata sul suo impiego del veicolo. Gli investigatori avevano infatti ipotizzato che la cocaina fosse portata al deputato con l’auto di servizio. «Ma non ci sono dubbi, ma dai! Ma dai, ma se solo ascoltassero tutte le volte in cui abbiamo fatto attenzione all’utilizzo della macchina, ma veramente spero che abbiano ascoltato le telefonate, te lo giuro, non facevo altro che dirglielo: “mi raccomando, mi raccomando”», diceva lei. E Miccichè rispondeva: «Di più, infatti» . Ma per il gip la conversazione è un tentativo «maldestro di far apparire come corretto l’utilizzo dell’autovettura di servizio che in realtà finisce per corroborare in via ulteriore la distrazione dell’autovettura, attuata in via prolungata».

La preoccupazione per l'indagine - In una conversazione precedente la stessa collaboratrice, parlando con il factotum del politico, diceva: «non è che Maurizio (l’autista del deputato ndr) può andare là (a Cefalù, ndr) a portare i farmaci, ci dobbiamo scordare questo sistema...». «Stanno indagando, è venuta la Finanza in Ars e starebbero...stanno facendo, a quanto pare, una verifica sull’utilizzo delle auto blu, cosa che avresti voluto tu alla fine della legislatura», tornava a dire allarmata la donna.
Che ci fosse preoccupazione sull’indagine si coglie anche dalle conversazioni intercettate dell’autista di Miccichè, Maurizio Messina, conversazioni da cui «cogliere agevolmente alcuni riferimenti retrospettivi al precedente modus operandi disinvolto di utilizzo della medesima», scrive il gip. «Mi sono rotto i c..., finiù l’America, pi tutti», commentava Messina.

Micciché: andrò a spiegare tutto ai magistrati  -Io e il mio staff abbiamo sempre lavorato ed agito con la massima trasparenza e rigore. Sono pronto a chiarire tutto davanti gli organi competenti”. Sono state queste le prime parole che Gianfranco Miccichè raggiunto da un divieto di dimora a Cefalù. "Andrò a spiegare tutto ai magistrati – ha dichiarato Miccichè all’Adnkronos –. Non credo di aver commesso atti illeciti. Se è un illecito dare un passaggio a mia moglie, va bene, questo non posso negarlo. Forse ho fatto qualche leggerezza, ma nulla di grave. Potrei aver commesso qualche errore, ma davvero non ci trovo niente di male. Se questo è peculato…io non ho nulla da rimproverarmi, forse ho commesso, lo ripeto, qualche leggerezza". ARS in agitazione, intanto, perché pare che pure altri avrebbero utilizzato l’auto in questa modo leggero.

Le reazioni del M5S, Antoci - Giuseppe Antoci, capolista del M5S nella circoscrizione “Isole” alle elezioni europee, ha commentato l’indagine: “ L’ex presidente dell'Ars Gianfranco Micciché, deputato regionale di Forza Italia, è indagato dai pm di Palermo per peculato, truffa e false attestazioni. Al politico è stata notificata oggi la misura cautelare del divieto di dimora a Cefalù. L’auto blu sarebbe  stata adoperata per fini privati. Perfino per il trasporto di stupefacenti. Un quadro che lascia senza parole. In Sicilia parte della classe politica continua di settimana in settimana a picconare la credibilità delle istituzioni, mortificate dai continui scandali. Si tratta di una questione morale impellente e non rinviabile. I siciliani sono stanchi di questa classe politica. Ed è chiaro che dovranno scegliere con grande attenzione alle urne chi dovrà rappresentarli nelle sedi istituzionali. Ne va del futuro della nostra terra”.

Nuccio Di Paola (M5S) e la proposta di restrizione dell'uso di auto blu -  “Io l'auto blu non l'ho mai usata, pur avendola a disposizione. Anche il collega Sunseri non ne ha mai fatto richiesta. Effettivamente il regolamento sull'uso delle auto blu dell'Ars è troppo permissivo. Per questo lo scorso ottobre abbiamo depositato una proposta di modifica in senso molto restrittivo”. Lo afferma Nuccio Di Paola, vicepresidente dell''Ars e referente regionale M5S per la Sicilia. La proposta del M5S prevedeva la soppressione dell'auto riservata agli ex presidenti, l'esclusione dell'uso dell'auto di rappresentanza per il tragitto casa-lavoro, il suo utilizzo solo per inderogabili esigenze di lavoro e un sistema di geolocalizzazione montato sulle vetture. “Il M5S – conclude Di Paola – da sempre è stato contrario all'attribuzione dell'auto blu agli ex presidenti, tant'è che quando questa modifica fu introdotta nella scorsa legislatura, il solo voto contrario fu il nostro e precisamente quello del collega Salvatore Siragusa”.