Durante le commemorazioni per il 32° anniversario della strage di Capaci, avvenuta il 23 maggio 1992, il procuratore capo di Palermo, Maurizio De Lucia, ha offerto un'importante riflessione sulla persistente influenza di Cosa Nostra nella società e sugli sforzi continui nella lotta contro la mafia.
Nel suo discorso, De Lucia ha sottolineato l'abilità della mafia di infiltrarsi nelle istituzioni e tra i professionisti, evidenziando come questa capacità di "inquinare la società civile" rappresenti una delle principali forze dell'organizzazione criminale.
Focalizzandosi sulle indagini in corso, il comandante del Ros Vincenzo Molinese ha rivelato che sono stati sequestrati beni per un valore complessivo di 250 milioni di euro, tra aziende, titoli, immobili e contanti, tutti riconducibili a Matteo Messina Denaro. Questo imponente sequestro dimostra gli sforzi incessanti delle autorità nel cercare di smantellare le reti economiche che sostengono le attività mafiose.
In aggiunta, De Lucia ha toccato il tema della successione all'interno di Cosa Nostra, affermando che "non ci sono regole di successione" e che, nonostante la latitanza di Giovanni Motisi da 26 anni, non esiste un capo mafioso conclamato dopo Messina Denaro. "Abbiamo il dovere di fare cessare la sua latitanza e lo prenderemo," ha assicurato De Lucia, sottolineando l'impegno continuo nella cattura degli ultimi grandi latitanti.