Sembra una vicenda infinita quella dei lavoratori Lsu, nonché di tutti quei lavoratori appartenenti al mondo del precariato che da anni ormai rappresentano l'ossatura degli Enti Locali. La Regione Sicilia aveva provato a metterci un “pezza” mediante due strumenti ovvero la “stabilizzazione “ e la cosiddetta “fuoriuscita”. Questo secondo strumento precede un incentivo pari l'indennità annuale da corrispondersi per 5 anni in luogo delle “rinuncia” allo status di “lavoratore socialmente utile” mediante apposita legge regionale che si è susseguita a cadenza annuale.
Tre lavoratrici partannesi, le signore Domenica Polizzi, Giovanna Di Stefano e Franca Zarzana, che all'epoca avevano circa sessant'anni, accedevano a tale beneficio nell'anno 2021 convinte di avere chiuso le loro carriere di “lavoratrici non regolarizzate” al Comune di Partanna. Ricevevano l'indennità per i primi anni sino a quando con una nota del febbraio 2024, ovvero dopo tre anni dalla fuoriuscita, l'Assessorato Regionale alla Famiglia, Politiche Sociali e lavoro le stesse venivano “informate” che la Corte Costituzionale, con la Sentenza 84/2023 aveva dichiarato “incostituzionale” anche legge di fuoriuscita per una non corretta applicazione delle norme e principi relativi alle coperture finanziarie.
Conseguentemente, a seguito della detta sentenza è come se la legge di “fuoriuscita” non avesse mai avuto “valore” sin dalla sua emanazione. Da evidenziare che il ricorso alla Corte Costituzionale veniva presentato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri nel 2021 e mai nulla era strato rappresentato alle lavoratrici. Morale della favola? L'Assessorato Regionale ha richiesto la restituzione delle tre annualità corrisposte, non ha liquidato l'annualità per il 2024 e ha comunicato alle lavoratrici che erano state ricollocate nel bacino delle lavoratrici LSU, ovvero dopo tre anni dovrebbero rientrare nella loro posizione! Ad assisterle è e l’avvocato Giuseppe Accardo, del Foro di Marsala, che dichiara: “E' una vicenda incredibile sotto molti punti di vista. Prima di tutto troviamo grave che nessuno dell'Ente Regionale ci abbia avvertito della pendenza di un ricorso con un impatto così importante sulla vita delle lavoratrici. Inoltre, per il principio dei “diritti quesiti”, riteniamo infondata la richiesta di restituzione delle tre mensilità da parte dell'Ente Comunale, somme corrisposte prima della Sentenza. Infine, troviamo inaccettabile che delle lavoratrici, ormai sulla soglia della pensione, si trovino in questo stato di incertezza, tenendo conto che nessuna comunicazione è stata comunicata relativamente a quale Ente e con quale modalità devono essere reinserite. Ci siamo attivati, anche in concerti con altri avvocati che si occupano della vicenda, per chiedere incontro con il Comune di Partanna e con la stessa Regione Sicilia”.