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05/06/2024 09:55:00

Depistaggio Via D'Amelio, prescrizione per i tre poliziotti 

 I giudici della Corte d’Appello di Caltanissetta hanno emesso la sentenza riguardante il processo d’appello sul depistaggio della strage di Via D’Amelio. Dopo otto ore di camera di consiglio, è stato deciso il non luogo a procedere per intervenuta prescrizione per Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo. Questa decisione rappresenta una parziale riforma della sentenza di primo grado, dichiarando prescritto il reato anche per Ribaudo, che in primo grado era stato assolto. La sentenza è stata emessa dal Presidente della Corte, Giovanbattista Tona.

Gaetano Murana, una delle sette vittime innocenti condannate ingiustamente all’ergastolo in seguito alle false accuse del pentito Vincenzo Scarantino, ha espresso la sua profonda amarezza dopo la sentenza. Murana, presente nell'aula bunker del carcere Malaspina di Caltanissetta, ha dichiarato all'Adnkronos: “Sono molto, ma molto amareggiato…”.

 Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo, ex componenti del gruppo d’indagine Falcone-Borsellino guidati da Arnaldo La Barbera, erano accusati di concorso in calunnia aggravata dall’avere agevolato Cosa Nostra. Il procuratore generale di Caltanissetta, Fabio D’Anna, aveva richiesto pene severe: 11 anni e 10 mesi di carcere per Mario Bo e 9 anni e 6 mesi ciascuno per Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo. Le stesse pene erano state richieste nel processo di primo grado.

 Sotto la direzione dell’ex capo della Mobile Arnaldo La Barbera, i tre poliziotti avrebbero creato una falsa verità sulla strage che costò la vita al giudice Paolo Borsellino e alla sua scorta: Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Emanuela Loi e Claudio Traina. Scarantino, un piccolo delinquente, fu costretto a fornire una ricostruzione non veritiera della fase preparatoria dell’attentato, accusando mafiosi estranei all’autobomba di via d’Amelio.

 La sentenza di primo grado del 12 luglio 2022 aveva già fatto cadere l’aggravante mafiosa, dichiarando prescritte le accuse per Bo e Mattei, mentre Ribaudo era stato assolto. Il verdetto era stato impugnato dalla Procura generale, che aveva chiesto la condanna per tutti, con l’aggravante mafiosa. La parte civile includeva i familiari del giudice Borsellino, degli agenti della scorta e dei sette innocenti condannati ingiustamente.

 Il procuratore generale di Caltanissetta, Fabio D’Anna, ha sottolineato che “è stata esclusa l’aggravante mafiosa per tutti gli imputati ma è stata riconosciuta la responsabilità dell’imputato Michele Ribaudo”. L’avvocato Giuseppe Seminara, difensore di Mattei e Ribaudo, ha ribadito che “prima di aver letto le motivazioni non si può dire che la corte abbia ritenuto responsabili gli imputati”.

L’avvocato Fabio Trizzino, legale della famiglia del giudice Paolo Borsellino, ha dichiarato: “È una sentenza importante perché viene sancito che tre appartenenti alla polizia di stato hanno concorso a depistare le indagini sulla strage di via D’Amelio”. Trizzino ha espresso soddisfazione per il riconoscimento della responsabilità, ma ha anche lamentato che il processo avrebbe dovuto coinvolgere molti più imputati.

Il processo ha evidenziato l’inquinamento probatorio che ha caratterizzato le indagini sulla strage di via D’Amelio, definito come “il più grande depistaggio della storia giudiziaria italiana” dal giudice Antonio Balsamo. Le dichiarazioni del falso pentito Vincenzo Scarantino hanno portato alla condanna ingiusta di sette innocenti, successivamente scagionati grazie alle indagini riaperte sulla base delle rivelazioni del collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza.

Questo è il sesto processo relativo alla strage di via D’Amelio, un doloroso capitolo della storia giudiziaria italiana che continua a sollevare interrogativi e a richiedere approfondimenti.