L'inchiesta di Trapani sui "taxi del mare", conclusa dopo sette anni di indagini e milioni di euro spesi con un nulla di fatto, inguaia Matteo Salvini. L'ex Ministro dell'Interno, infatti, ha un processo a Palermo per il sequestro dei profughi soccorsi dalla imbarcazione spagnola Open Arms nell'estate del 2019. Ai migranti, per settimane, venne negato lo sbarco a Lampedusa.
E adesso, in quel processo, verranno sentiti tre dei protagonisti dell'inchiesta di Trapani. I poliziotti "infiltrati" che avevano fatto scoprire quello che sembrava un maxi scandalo e che in realtà erano in contatto proprio con il leader della Lega.
I tre ex agenti, due cacciati dalla Polizia di Stato e uno in pensione, che accusarono le ong Medici senza Frontiere, Jugend Rettet e Save The Children di collusioni con gli scafisti (accuse finite in un nulla di fatto) erano in contatto con la Lega e con Matteo Salvini a cui avrebbero riferito quanto accadeva sulle navi delle associazioni umanitarie sulle quali lavoravano come security privata per conto della Imi Security Service.
In una lunga inchiesta a puntate su Tp24 abbiamo proprio ricostruito la vicenda e ci siamo anche occupati degli "infiltrati" che sussurravano informazioni a Salvini.
I pm della Procura di Palermo hanno chiesto di sentire come testi i tre ex poliziotti Floriana Balestra, Pietro Gallo e Lucio Montanino perchè riferiscano del procedimento aperto a Trapani e conclusosi con il proscioglimento di tutti gli imputati relativo a presunte complicità con i trafficanti di uomini delle ong Save The Children, Msf e Jugend Rettet.
I tre, assoldati dalla security privata, in realtà sarebbero stati dei "veri e propri infiltrati": "Dalla sentenza di proscioglimento del Gup di Trapani - ha spiegato la procuratrice aggiunta Marzia Sabella - si evince chiaramente che registravano quanto accadeva a bordo per riferire e che in cambio delle informazioni chiedevano posti di lavoro".
"Invece di informare degli eventuali illeciti (mai provati) chi di dovere, contattarono la Lega e direttamente Salvini a cui fornivano documenti, filmati e registrazioni per avere vantaggi. Tutti questi elementi risultano dalle intercettazioni", ha proseguito la procuratrice. "Eh, noi abbiamo alzato 'sto polverone, qualcosa in cambio ci deve dare, perché insomma...", diceva la Balistri non sapendo di essere intercettata. "Cioè, tutte 'ste informazioni, e la campagna elettorale piena, può fare un bordello che non finisce mai", rispondeva Gallo.