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19/06/2024 06:00:00

Marco Falcone: "In parlamento europeo per far sentire la voce delle isole"

Marco Falcone, eletto al parlamento europeo con oltre 100mila preferenz. E' un risultato che cristallizza non solo consenso, ma anche una linea politica. Che approda dove?


Da Palermo a Bruxelles e Strasburgo, dove sono chiamato a far valere e contare la voce delle Isole d’Italia, grazie alla straordinaria fiducia che mi hanno concesso i siciliani e i sardi. Potrò onorare l’impegno nel partito che è il centro della politica italiana, Forza Italia, a sua volta uno dei pilastri del Partito Popolare Europeo che è l’architrave politica dell’Ue, vincitore anche di queste elezioni.
 
È ancora assessore al Bilancio, come lascerà i conti della Regione?

Lascio un quadro in virtuoso e netto miglioramento: il disavanzo è sceso da 6 a meno di tre miliardi e calerà ancora nel 2024. Ricordo che la Sicilia è stata l’unica Regione ad essere promossa negli ultimi mesi da ben due agenzie internazionali, Moody’s e Fitch. Il nostro rating è stato ritoccato al rialzo e oggi è allineato a quello dello Stato italiano. Siamo cresciuti in affidabilità, a ciò ha contribuito anche l’approvazione della Finanziaria nei tempi previsti per la prima volta dopo oltre vent'anni, evitando l'esercizio provvisorio. E ancora, vorrei ricordare l’impennata dei pagamenti effettuati, l’efficientamento della spesa, gli aiuti sui mutui delle famiglie, lo “straccia bollo auto” per recuperare l’evasione. Tutte misure che hanno reso la Regione Siciliana finalmente credibile e concreta sul piano economico-finanziario.
 
A Strasburgo per tutelare principalmente quali istanze?

Al primo posto c’è sicuramente la battaglia per l’attuazione del principio di insularità in sede europea. Questo significherebbe migliorare la vita del singolo cittadino ma anche delle imprese, a cui devono spettare aiuti ad hoc che tengano conto del nostro gap infrastrutturale e logistico. La libertà d’impresa va sostenuta e garantita in Sicilia e Sardegna come in Germania, anche arginando la concorrenza sleale dei paesi extra Ue. Ci sono poi le misure da difendere e migliorare su infrastrutture, agricoltura, pesca, commercio con l’estero.
 
C’è una grande aspettativa soprattutto dal mondo agricolo e della pesca. E’ possibile incidere sul tavolo europeo rilevando che il Mediterraneo ha una specificità diversa dal Baltico?

Certamente, l’Ue ha il dovere di aggiustare il tiro e la mia idea è di dare un contributo ricorrendo all’esperienza maturata in sette anni di governo regionale e più di trenta da parlamentare Ars, sindaco e amministratore locale. Sappiamo bene cosa funziona e cosa non va nel rapporto fra Sicilia ed Europa. L’Ue deve snellirsi e guardare alle reali esigenze dei settori in questione, migliorando anche la distribuzione degli aiuti.

La transizione ecologica in Sicilia è in ritardo rispetto a tutto il resto d’Europa, qual è la posizione di FI?

La difesa dell’ambiente, del creato, è per noi sacra e irrinunciabile, ma va gestita con intelligenza e buon senso. La transizione ecologica è bene che non si fermi, ma deve tenere conto delle peculiarità dei contesti e dei nostri settori produttivi. Il Green deal spinto solo dall’ideologia ambientalista rischia non solo di riportarci indietro di tre secoli, ma soprattutto di farci perire dinanzi ai colossi mondiali che dell’inquinamento se ne infischiano, come Cina e India.

E veniamo al partito siciliano, lei ha chiesto una cabina di regia regionale per meglio strutturare il partito, partendo da dove?

Dall’irrobustimento dell’organizzazione di Forza Italia, evitando scollamenti e facendo funzionare il partito. Con la formazione, con il raccordo costante fra centro e periferie, così da rendere sempre più protagonista la nostra eccezionale classe dirigente. Capace di resistere alla scomparsa del fondatore Silvio Berlusconi e di guidare FI verso un ritrovato slancio elettorale. Un ufficio politico regionale per FI, un coordinamento apicale, servirebbe a evitare scelte estemporanee o calate dall’alto che il tessuto di militanti, amministratori e dirigenti della base non capirebbe.
 
Siete il primo partito in Sicilia, grazie anche all’apporto dei voti di DC e MPA, operazione replicabile?

L’allargamento di FI a tutti coloro che si riconoscono nel popolarismo europeo è un’opportunità per tutti. Alle Europee siamo già alla terza o quarta tornata in cui la nostra lista ha accolto altri partiti, con ottimi risultati. Lo schema funziona, ma se si vuole renderlo strutturale serve una base di lealtà fra tutti gli attori di questo cantiere azzurro. Seguendo l’esempio aggregante ed equilibrato che il nostro segretario nazionale Antonio Tajani sta attuando a Roma.
 
A Marsala c’è un “caso FI”, inutile negarlo, che nessuno ancora ha deciso seriamente di affrontare. Due correnti di partito che si scontrano su questioni amministrative, un gruppo che ha chiesto di entrare e viene stoppato. Che si fa?

Vale lo stesso ragionamento di sopra. Prima di tutto devono venire l’impegno di tutti a far crescere Forza Italia e la lealtà nei rapporti interni al partito. Non esistono forzisti di serie A e forzisti di serie B, Chiederemo l’intervento del partito nazionale qualora, a Marsala, si prolungasse ancora questo gioco a dire il vero stucchevole, se non infantile.