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20/06/2024 06:00:00

  Autonomia differenziata: lo spacca Italia è legge. “Sarà un disastro per la Sicilia”

 L’autonomia differenziata è legge. Ma non è una buona notizia per la Sicilia e per le altre regioni del Sud. Dalla scuola alla sanità, l’isola potrebbe impoverirsi ancora di più. E mentre tutti i governatori delle regioni del Sud Italia protestano, Renato Schifani, presidente della Regione Siciliana, si complimenta con il governo Meloni e con i deputati nazionali. Ma si leva il coro di proteste e oggi è prevista una manifestazione a Palermo.


Cos’è
L'Autonomia Differenziata è un processo approvato dalla Camera per permettere alle Regioni italiane a statuto ordinario di ottenere maggiori poteri in specifici ambiti, secondo l'articolo 116, terzo comma, della Costituzione. Proposto dal ministro Roberto Calderoli, il disegno di legge mira a definire criteri e procedure per queste nuove forme di autonomia, rispettando l'unità nazionale e i principi di coesione economica e sociale.
La legge prevede che ogni Regione possa chiedere ulteriori competenze, avviando un negoziato con il governo. Questo iter richiede vari passaggi, tra cui la valutazione del Parlamento e la Conferenza Unificata Stato-Regioni. Le intese tra Stato e Regione saranno valide per un massimo di dieci anni e potranno essere modificate o revocate.
Un elemento chiave dell'Autonomia Differenziata è la definizione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni (Lep), che dovrebbero garantire servizi minimi uniformi su tutto il territorio nazionale. Prima di concedere nuove funzioni, i Lep devono essere stabiliti e finanziati adeguatamente per evitare disparità tra le Regioni.
Ma in realtà il rischio è proprio quello che le Regioni più ricche ne trarranno vantaggio, aumentando le disuguaglianze tra Nord e Sud. Resta il dubbio sulla concreta attuabilità dei Lep e la disponibilità delle risorse necessarie per mantenere l'equità tra tutte le Regioni.

 

 


Per Schifani si migliorano i servizi
"L'approvazione del regionalismo differenziato, grazie ai significativi miglioramenti normativi apportati da Forza Italia e recentemente anche con i suoi ordini del giorno, costituisce una importante sfida per il sistema delle autonomie.
Una prova per rendere più giusta, più competitiva e più autonomista la nostra Repubblica.

Per migliorare i servizi per i cittadini e le imprese". Lo dice il presidente della Regione siciliana e presidente del Consiglio nazionale di Forza Italia, Renato Schifani.
"La Sicilia - prosegue - ha le carte in regola per partecipare a questa grande trasformazione, non solo perché è essa stessa il riferimento costituzionale dell'autonomia regionale sin dagli albori della Repubblica, ma anche perché adesso sta crescendo, incrementando Pil e investimenti, incrementando livelli di efficienza come dimostrato nel settore energetico. Emblematici i dati Svimez di oggi su crescita economica, investimenti produttivi ed esportazioni".
"Il percorso attuativo del regionalismo differenziato approvato dal Parlamento - conclude il presidente - dovrà comunque garantire l'eguaglianza sostanziale, i livelli essenziali delle prestazioni e gli interventi di perequazione per superare i divari tra Nord e Sud e la marginalità insulare. Su questo vigileremo attivamente nella convinzione che istituzioni più giuste e più moderne siano ciò che i cittadini e le imprese chiedono".

 

 

Un disastro annunciato
“Su questo quantomeno il governo Meloni è stato coerente: aveva in programma di spaccare l’Italia e con l’ok definitivo della Camera sull’autonomia differenziata, lo ha fatto. Se non si torna indietro, per il Meridione e la Sicilia in particolare sarà la catastrofe. Scuola e sanità, soprattutto rischiano di essere massacrate. E pensare ad una sanità ancora peggiore di quella che in Sicilia costringe ad attese infinte per visite ed esami e a stazionamenti lunghissimi nei pronto soccorso, onestamente fa venire i brividi”.
Lo afferma il coordinatore regionale per la Sicilia del M5S Nuccio Di Paola.
“Quando gli italiani e i siciliani in particolare – continua Di Paola - si troveranno di fronte alle conseguenze di questa scellerata riforma, sappiano quantomeno a chi dire grazie. Probabilmente si morderanno le mani per avere dato fiducia a un governo che tutto sta facendo tranne gli interessi dei cittadini. E tutto questo, ovviamente, col silenzio complice del governo Schifani”.

“La pietra tombale per la nostra organizzazione democratica che, insieme al primo si ieri sul Premierato, delinea quello che è sempre stato chiaro a tutti: un patto scellerato tra i partiti di maggioranza per appropriarsi del Paese”, è quanto afferma in una nota la senatrice del Movimento 5 stelle in commissione Bilancio Ketty Damante.
“Un disastro annunciato - aggiunge -, e a farne le spese saranno solo i cittadini delle Regioni più fragili. Altro che unità del Paese, altro che Nazione! I patrioti de noantri si fanno beffe dei cittadini spaccando l’Italia e condannando alla povertà il Sud, a tutto vantaggio del Nord. Se a tutto ciò aggiungiamo quello che stanno facendo del DL Coesione che umilia la politica economica regionale il danno è completo”.
“Ci avevano accusato di lavorare contro il Paese ‘con il favore delle tenebre’, qui invece c’è una maggioranza che ha imboccato una deriva liberticida proprio alla vigilia del secondo turno elettorale. La destra ha calato la maschera e dimostra ora tutta la sua pochezza per puro calcolo personale, ecco chi sono i patrioti”, conclude.


Si va in piazza
Oggi sindacati e organizzazioni di categoria protestano contro l’autonomia differenziata. La manifestazione, organizzata da Cgil Sicilia, prenderà il via oggi 20 giugno alle ore 10:00 in Piazza Parlamento, a Palermo. Lo scopo della manifestazione è protestare “contro il lento, ma costante, processo di privatizzazione della sanità, che toglie risorse alle strutture pubbliche per darle a quelle private, che sono aziende e hanno quindi il profitto come scopo principale, mentre il Servizio Sanitario Nazionale nasce per tutelare la salute di tutti i cittadini, senza alcuna distinzione di tipo sociale, economico, religioso”.


Un colpo alla Sicilia
"Un attacco alla Costituzione e un rischio concreto di aumentare il divario tra le regioni del Nord e del Sud". Sono dure le parole di Luca Bianchi, direttore dello Svimez, sull'autonomia differenziata.
Secondo Bianchi, la riforma penalizzerebbe fortemente la Sicilia, sottraendo risorse a settori cruciali come la sanità e l'istruzione. "Il meccanismo di compartecipazione al finanziamento di queste spese con tributi locali come Iva e Irpef - spiega l'esperto - avrebbe un effetto negativo a lungo termine. Trattandosi di una quota fissa, con la crescita del gettito le regioni più ricche, come Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, avrebbero un extragettito di cinque miliardi, sottratto a regioni come la Sicilia."
"Non solo - aggiunge Bianchi - la riforma avrebbe conseguenze negative anche sulla sanità. Le regioni con maggiori entrate potrebbero infatti permettersi di offrire servizi migliori, creando un divario inaccettabile tra cittadini di serie A e di serie B”. Intervistato da Repubblica Bianchi ha spiegato che «Le Regioni con più risorse potranno erogare più prestazioni, e questo finirà per aumentare l'emigrazione sanitaria dal Sud. Per ogni siciliano che si fa curare al Centro-Nord, la Regione sborsa dei soldi per il trattamento sanitario, il che farà aumentare ancora di più il divario”.

Un punto di non ritorno
Per la fondazione Gimbe l’autonomia differenziata potrebbe segnare un punto di non ritorno nell’equità dell’assistenza sanitaria tra le Regioni italiane in un contesto caratterizzato dalla grave crisi di sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale (SSN).
La Fondazione GIMBE qualche settimana fa ha pubblicato il Report “L’autonomia differenziata in sanità”, per esaminare le criticità del testo del DdL e analizzare il potenziale impatto sul SSN delle maggiori autonomie richieste dalle Regioni in materia di “tutela della salute”.
«Le nostre analisi – dichiara Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione GIMBE – documentano dal 2010 enormi divari in ambito sanitario tra il Nord e il Sud del Paese e sollevano preoccupazioni riguardo all’equità di accesso alle cure»
“ Siamo oggi davanti ad una “frattura strutturale” Nord-Sud che compromette qualità dei servizi sanitari, equità di accesso, esiti di salute e aspettativa di vita alla nascita, alimentando un imponente flusso di mobilità sanitaria dal Sud al Nord. Di conseguenza, l’attuazione di maggiori autonomie in sanità, richieste proprio dalle Regioni con le migliori performance sanitarie e maggior capacità di attrazione, non potrà che amplificare le diseguaglianze già esistenti” aggiunge il presidente di Gimbe per il quale “non è ammissibile che venga violato il principio costituzionale di uguaglianza dei cittadini nell’esercizio del diritto alla tutela della salute, legittimando normativamente il divario tra Nord e Sud”.