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01/07/2024 06:00:00

Per il Wall Street Journal, il Sud e la Sicilia rinascono grazie agli americani

Un articolo del Wall Street Journal, pubblicato a giugno, individua negli americani – o meglio, nei turisti americani – l’origine di un nuovo rinascimento post-pandemico del Sud che fa gonfiare le casse di imprese e esercenti. In altre parole, secondo il WSJ gli americani “portano soldi”, quindi ricchezza: un ragionamento più o meno in linea con la sempreverde retorica del turismo benefattore.

Tom Fairless, autore dell’articolo, parla – quasi spudoratamente – di «facciate vecchie secoli» finalmente «restaurate dopo anni di abbandono», di nuovi piani di viabilità e investimenti in infrastrutture messi velocemente in pratica per soddisfare le esigenze di americani «free-spending», liberi spenditori insomma, o semplici spendaccioni, a seconda di come la si voglia guardare.

Lo sguardo del Wall Street Journal sulla questione è, a dire il vero, ampio. Le considerazioni di Fairless riguardano infatti non soltanto l’Italia, ma anche Spagna, Grecia e Portogallo in particolare. Quattro paesi che oggi generano circa il 37% del PIL di tutta l’Europa meridionale. Quattro paesi a alta attrattività turistica, che concretizzano – attraverso la loro offerta – l’immaginario del turista medio alla ricerca di un’esperienza mediterranea.

Succede anche in Sicilia. Trascinati dall’effetto White Lotus, serie tv HBO che ha scelto Taormina come set della sua seconda stagione, nell’ultimo anno sono arrivati sull’isola circa 953mila turisti americani: una piccola parte dei 14,8 milioni di turisti totali, ma certamente una quota in crescita, vista anche la direzione precisa che qui ha intrapreso il settore.

Intercettare l’interesse degli americani sembra essere, infatti, uno degli obiettivi primari degli stakeholder del settore turistico in Sicilia. Il nuovo volo diretto Palermo-New York ne è la conferma: due voli a settimana, dalla Sicilia agli Stati Uniti e viceversa, come non succedeva da sette anni. Una tratta che, usando le parole del presidente di regione Renato Schifani, avrà ricadute positive sull’economia della Sicilia, la cui durata – però – è difficile da prevedere.

Il turismo, del resto, è particolarmente esposto alle crisi di mercato. Inoltre, pur portando un grosso flusso di incassi nel breve periodo, alla lunga si dimostra un settore a bassa produttività. Questo significa che, per funzionare, il turismo ha bisogno di una quantità ingente di risorse – che sono per lo più naturali, paesaggistiche, urbanistiche ma anche umane – e ha quindi costi molto alti (non solo economici) a fronte di un profitto limitato nel tempo, perché i flussi sono stagionali o perché i turisti seguono trend periodici.

Che i costi siano alti, ormai pare evidente. Per fare un esempio, in un periodo di siccità allarmante per la Sicilia, l’impatto idrico del turismo comincia a pesare sempre di più e si intreccia con la preoccupazione che gli stessi turisti scelgano di andarsene – a dimostrazione del fatto che è anche di risorse naturali che vive il turismo, e sono risorse che scarseggiano pure per i residenti. L’emergenza abitativa dovuta al proliferare di bed and breakfast nelle città più attrattive (Palermo, in primis) è un altro esempio lampante dei costi sociali del turismo che, per altro, genera posti di lavoro ma il più delle volte poco pagati, incidendo così sui livelli di povertà del territorio.

Il rischio previsto dagli economisti, come riportato nell’articolo del Wall Street Journal, è che l’eccessiva enfasi sul turismo proposta dai governi – a cui puntare sul turismo conviene, perché è un settore che richiede pochi investimenti pubblici dato che sfrutta risorse esistenti – possa far passare in secondo piano altri ambiti certamente più produttivi, come l’industria high-tech, la robotica o l’intelligenza artificiale. Puntare esclusivamente sul turismo comporta il rischio di un’economia fragile, fin troppo soggetta alle fluttuazioni stagionali e ai capricci del mercato globale.

Per cui, sì, un grande grazie ai turisti americani liberi spenditori. Ma perché riporre tutte le nostre speranze nei loro portafogli? I monumenti restaurati fanno piacere, un futuro che si regge in piedi ancora di più.

Daria Costanzo