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18/07/2024 10:46:00

Messina Denaro, la latitanza a Roma per le cure oncologiche favorita da Antonio Nicoletti

L'inchiesta 'Assedio' della Direzione Investigativa Antimafia di Roma ha portato alla luce dettagli sconvolgenti sulla latitanza del boss di Cosa Nostra, Matteo Messina Denaro, evidenziando il ruolo di Antonio Nicoletti, figlio di Enrico, ex cassiere della Banda della Magliana deceduto nel 2020. Secondo l'informativa, Antonio Nicoletti avrebbe favorito la permanenza segreta di Messina Denaro a Roma per sottoporsi a cure oncologiche, facendo leva sulle sue connessioni nell'ambiente sanitario. 

Cure oncologiche nella Capitale - Matteo Messina Denaro, arrestato dai carabinieri del Ros dopo 30 anni di latitanza e deceduto pochi mesi dopo nel reparto detentivo dell'ospedale San Salvatore de L'Aquila, si sarebbe recato a Roma per visite oncologiche in un ospedale della città. La segretezza di questi spostamenti e trattamenti sarebbe stata garantita grazie all'influenza di Antonio Nicoletti, descritto dal fratello Massimo come "più potente del Ministro della sanità". Un'intercettazione ambientale del luglio 2018 ha catturato una conversazione di Antonio Nicoletti che raccontava di un incontro avvenuto sei mesi prima con Messina Denaro in un ospedale romano.

La rete relazionale di Antonio Nicoletti - La descrizione fornita dagli investigatori evidenzia come Antonio Nicoletti avesse una rete di relazioni e influenze particolarmente forte nel settore sanitario della Capitale. Queste connessioni gli permettevano di fungere da intermediario per vari favori, consolidando la sua posizione e potere. Un esempio emblematico di questa capacità è l'offerta di mediazione con il Trapani Calcio per ottenere un posto da allenatore per un amico ex calciatore, sebbene la squadra sia completamente estranea ai fatti.

Le rivelazioni dell'inchiesta 'Assedio' mostrano un quadro complesso e preoccupante delle connessioni tra la criminalità organizzata e alcuni settori cruciali della società italiana. La figura di Antonio Nicoletti emerge come centrale nella rete di protezione e favori che ha permesso a Matteo Messina Denaro di nascondersi e curarsi a Roma, evidenziando ancora una volta la pericolosità e l'influenza pervasiva delle organizzazioni mafiose.

Ieri, intanto, polizia e carabinieri che su coordinamento della Dda di Palermo indagano sulla rete di fiancheggiatori, hanno perquisito un residence di via Castelvetrano dove, il boss aveva a disposizione due appartamenti e un garage nmesso a disposizione dal 49enne mazarese Giuseppe Di Giorgi che è stato arrestato.