Il 9 luglio scorso a cinque anni e quattro mesi dall'omicidio della marsalese Nicoletta Indelicato, uccisa con dodici coltellate e poi parzialmente bruciata la notte tra il 16 e il 17 marzo 2019 nelle campagne di contrada Sant’Onofrio, nell’entroterra di Marsala, la quinta sezione della Corte di Cassazione ha confermato la condanna all’ergastolo per Margareta Buffa. La Suprema Corte ha, infatti, ribadito la condanna all’ergastolo inflitta, lo scorso 23 novembre, nell’appello bis, dalla prima sezione della Corte d’assise d’appello di Palermo per la 35enne di origine romena, processata per concorso nell’omicidio assieme a Carmelo Bonetta.
L'omicidio - Un omicidio che ha suscitato sdegno e commozione in città, per una violenza che Marsala non conosceva. Per quell’omicidio sono stati arrestati Carmelo Bonetta e Margareta Buffa, amici di Nicoletta. Bonetta è stato condannato a 30 anni di carcere, nel processo con rito abbreviato che si è svolto a Marsala. I tre protagonisti della vicenda, la vittima Nicoletta, Margareta Buffa e Carmelo Bonetta erano amici, o comunque si frequentavano, e sul movente dell’omicidio non si è riusciti a fare piena luce. Subito dopo l’avvio delle indagini, messo sotto torchio dai carabinieri, Bonetta confessò, raccontando agli investigatori di essersi nascosto nel bagagliaio dell’auto con cui Margareta ha portato Nicoletta in contrada Sant’Onofrio. E che poi è saltato fuori, coltello in pugno, quando l’amica si è fermata. Ma lui, ha detto successivamente, ha dato “solo tre coltellate” alla vittima. I due, subito dopo l’omicidio, per sviare le indagini, si sono cambiati d’abito e sono andati a ballare in un locale di Castelvetrano. E mentre viaggiavano, Bonetta gettò l’arma del delitto nel torrente Mazaro. Dove, poi, lo ha fatto ritrovare ai carabinieri.
Processo e condanna a Bonetta - Il 15 maggio 2020, in primo grado, Bonetta, reo confesso dell'omicidio, venne condannato, con rito abbreviato, a 30 anni di carcere dal gup di Marsala Francesco Parrinello. La condanna venne poi confermata in appello il 9 marzo 2021. La Cassazione ha poi posto il suo sigillo sulla condanna a trenta anni di carcere inflitta a Carmelo Bonetta, per l’omicidio di Nicoletta Indelicato, 25 anni, di origine romena. Davanti ai giudici della Corte d’appello di Palermo (presidente Mario Fontana), Bonetta disse di essere pentito e affranto per l’omicidio di Nicoletta, tanto da non riuscire a dormire la notte. E nel corso delle sue dichiarazioni spontanee fece le sue scuse alla famiglia Indelicato e ai marsalesi per il brutale assassinio.
Processo 1° grado e condanna per Margareta Buffa - Margareta Buffa l’ultima persona con cui è stata vista Nicoletta quella sera maledetta, ha deciso di non ricorrere al rito abbreviato, di non confessare nulla, di andare a processo, che si è concluso a Novembre con il secondo giudizio della Cassazione, definitivo, con la conferma dell'ergastolo. Per concorso nell’omicidio, l’1 febbraio del 2021, la Corte d’assise di Trapani ha condannato all’ergastolo Margareta Buffa Per i pm “Margareta Buffa ha pianificato l'omicidio di Nicoletta Indelicato, agendo con lucidità e malvagità” e per questo avevano chiesto una pena superiore a quella inflitta a Carmelo Bonetta. "Margareta Buffa ha depistato, occultato, denigrato la personalità di Nicoletta e ha reso dichiarazioni fuorvianti. Il suo alibi è maliziosamente preordinato e falso. Non è un alibi, ma la prova della sua colpevolezza”, scrissero i giudici della pubblica accusa.
Le parole e la difesa dell'imputata Margareta Buffa che attacca Bonetta - Nel corso del processo la Buffa ha ribadito la propria innocenza. “Non ho ucciso io Nicoletta. Io le volevo bene. Dopo mia madre, c’era lei. Il nostro legame era forte”. Un legame che, però, doveva fare i conti con la presenza, costante, di Carmelo Bonetta. “Lui – dichiara Margareta – mi ha manovrata. Dovevo fare tutto quello che diceva lui. Mi minacciava, dicendomi che mi avrebbe fatto fare la fine di Nicoletta. Io ero terrorizzata. Temevo per la mia vita”. Margareta Buffa era nella mani di Carmelo Bonetta? Il Pm non ci sta e legge all’imputata un messaggio che lei aveva inviato al maestro di ballo: “Mi hai rotto il c…o”, a cui hanno fatto seguito messaggi di Bonetta dai contenuti supplichevoli.
La ricostruzione del delitto in aula della Buffa - Ma è sulla sera del delitto – era il 16 marzo del 2019 – che la giovane va in difficoltà. “Bonetta era nascosto nel bagagliaio della mia auto e attraverso colpi di tosse mi indicava il percorso che dovevo fare”. E Nicoletta? “Aveva capito che con noi c’era Bonetta. Le ho detto abbiamo un ospite e lei non ha fatto una piega perché a Nicoletta piacevano queste situazioni e quando Bonetta è saltato fuori dal bagagliaio lei non è rimasta sorpresa. Io, invece, ero terrorizzata. Quando ho fermato l’auto, Nicoletta è scesa perché doveva fare pipì”. Ma perché Margareta aveva così paura del maestro di ballo? “Perché era sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. Era più aggressivo del solito. Ha iniziato a discutere con Nicoletta, mi ha spintonata facendomi cadere a terra. Ho sbattuto la testa ed ho perso i sensi. Il coltello non l’ho visto e nemmeno la bottiglia che conteneva liquido infiammabile. Quando ho ripreso conoscenza, sono scappata via. Credevo che Nicoletta fosse ferita. Io non l’ho accoltellata. Ho la coscienza pulita. Non l’ho uccisa e non sono complice”.
Così Margareta provò a spiegare la frase che la incastra pronunciata in caserma - In merito alla frase da lei pronunciata in caserma mentre era assieme a Bonetta “il corpo deve sparire, da qui voglio uscire con la mia auto e la mia vita”, Margareta prova a spiegarne il significato. “Era una provocazione per scuotere Carmelo. Non volevo essere messa in mezzo a qualcosa che non avevo fatto”. Perché allora non chiedere aiuto ai carabinieri? “Perché non mi fido di loro. In passato ho sporto denuncia per stalking e per aver subito furti e loro non hanno fatto niente”. E le versioni contraddittorie fornite ai militari dell’Arma? “Erano l’unico modo per far capire loro che qualcosa non quadrava”.
Il malore di Bonetta in aula - Sembrava indemoniato Carmelo Bonetta, i suoi movimenti e la sua terribile agitazione hanno portato al ferimento suo e a quello di un agente di polizia penitenziaria. Si sono vissuti attimi di panico questa mattina in tribunale a Trapani, scene paradossali, quasi da film horror. Non c’è stata, dunque, nessuna aggressione nei confronti di Bonetta. Dopo aver cominciato a parlare davanti ai giudici della Corte d’Assise di Trapani che lo stavano ascoltando in qualità di testimone nel processo a Margareta Buffa - Bonetta è reo confesso –, quando si era ancora nella fase iniziale, ha chiesto una boccata d’aria e gli è stata concessa. Dopo il rientro in aula aveva ricominciato a parlare con calma, ma ad un certo punto ha detto di sentirsi qualcosa di pesante allo stomaco e il presidente della Corte ha deciso di sospendere un quarto d’ora. Al suo rientro in aula ha accusato una specie di crisi d’ansia, ed è caduto a terra con il corpo rigido, ed è quasi svenuto. Poi ha iniziato a svegliarsi e ad avere dei sussulti e dei movimenti nervosi molto violenti e la polizia penitenziaria ha dovuto ammanettarlo a terra. A quel punto è stato chiamato il 118 e nell’attesa è arrivato un medico presente in tribunale nell’attesa dell’arrivo dei sanitari. In quei momenti, mentre si trovava bloccato a terra, Bonetta farneticava diversi argomenti con una voce totalmente cambiata e ripetendo: “levatemela da vicino che l’ammazzo, levatemela da vicino che l’ammazzo…”, ma in quel momento, l’imputata, però, era stata accompagnata fuori dall’aula. Una volta bloccato per le braccia, mettendogli una sorta di camicia di forza e mentre lo stavano mettendo su una lettiga, è avvenuto l’infortunio del poliziotto, che si è tranciato un dito mentre la chiudevano.
Le parole e il dolore dei genitori di Nicoletta - Una testimonianza, più volte interrotta dalle lacrime, quella resa dai genitori di Nicoletta Indelicato, la ragazza, rumena d’origine, uccisa con dodici coltellate e poi data alle fiamme in un podere di Sant’Onofrio, a Marsala. Damiano Indelicato e la moglie Maria Angileri sono comparsi dinnanzi alla Corte d’Assise di Trapani dove si celebra il processo per l’omicidio della loro figlia che avevano adottato, assieme al fratello Cristian. Damiano Indelicato ha ricostruito quanto accaduto la sera della scomparsa di Nicoletta. “Io e mia moglie siamo usciti intorno alle 20,30 per andare a cena in un locale. Mia figlia, invece, è rimasta a casa perché stava poco bene”. Poi, però, Nicoletta ha cambiato idea: “Ha telefonato a mia moglie – racconta il padre – dicendole che l’aveva chiamata Margareta perché voleva uscire con lei. Nicoletta faceva tutto quello che le chiedeva Margareta perché lei era riuscita a plagiarla”. Ritornati a casa, dopo una passeggiata, Damiano Indelicato e Maria Angileri hanno scoperto che Nicoletta non era ancora rientrata. “Alle quattro di notte – aggiunge Indelicato – mi sono alzato. Nicoletta era ancora fuori. La porta della sua cameretta era chiusa. Mi sono preoccupato ed ho svegliato mia moglie”. I genitori hanno telefonato alla figlia, le hanno mandano anche diversi messaggi senza ottenere alcuna risposta. “Alle sei ho chiamato il maresciallo dei carabinieri Scafura”. Nicoletta a casa non farà più ritorno. Il cadavere carbonizzato e sfigurato – come ha dichiarato il medico che ha eseguito l’ispezione cadaverica – viene, poi, ritrovato in campagna.
La "sentenza" della mamma di Bonetta - dinnanzi alla Corte d’Assise di Trapani, la sentenza più severa, una condanna senza appello, l’ha pronunciata la mamma di Carmelo Bonetta, anche lui imputato per il delitto, ma davanti al giudice di Marsala. “Sono una madre – ha detto Rosalia Gargano, ascoltata come testimone – e quanto accaduto non lo accetto, ma soprattutto non perdono”. La netta presa di posizione di una mamma che riesce a mantenere la lucidità nonostante il cuore gonfio di dolore per le vicissitudini giudiziarie del figlio e per la morte, brutale, di Nicoletta Indelicato uccisa con dodici coltellate e poi data alle fiamme. “Io non vivo più. La mia famiglia non vive più – lo sfogo della donna durante una pausa dell’udienza – Mi sveglio la mattina e le giornate sono tutte uguali. La notte non dormo perché penso anche a quella donna che ha perso la figlia. Chi conosce mio figlio dice di non credere che abbia potuto commettere il delitto. Lui, poi, che sviene quando vede una goccia di sangue”. “Margareta – ha raccontato Rosalia Gargano – è entrata a casa mia come fidanzata di Carmelo. Da quando l’ha conosciuta, mio figlio era sempre nervoso, fino a diventare un muro: gli chiedevo cosa avesse, ma lui non rispondeva. Chiedevo allora a Margareta e rispondeva: fatti miei. Ho visto Carmelo piangere. Anche la vigilia di Capodanno perché lei era andata a ballare a Palermo. Lui era innamorato perso, pendeva dalle sue labbra e per lei, invece, mio figlio era uno stupido e quando parlava, a suo dire, diceva fesserie”. Di bugie Margareta a casa Bonetta ne ha raccontate tante: “Diceva che suo padre era un carabiniere, per poi contraddirsi e dire che era un muratore. Diceva che lei lavorava come segretaria e che non aveva bisogno dei soldi di Carmelo perché lei ne guadagnava tanti. La vigilia di Capodanno ha detto che doveva andare a Palermo per un convegno e, invece, era andata a ballar e mio figlio a casa”. Nicoletta Indelicato, invece, Rosalia Gargano non la conosceva: “Una volta il telefono di mio figlio ha iniziato a suonare. Ho risposto io, era Nicoletta che voleva parlare con Carmelo. Quando l’ho riferito a mio figlio mi spiegò che Nicoletta era amica di Margareta e che a volte uscivano insieme”. Quando i carabinieri, subito dopo la scomparsa di Nicoletta Indelicato, si sono presentati a casa Bonetta, Rosalia Gargano ha affrontato il figlio e Margareta dicendo loro: “Se avete fatto qualcosa vi schiaccio la testa”.
Ergastolo confermato in appello - L'11 luglio 2022 è stata confermata in secondo grado la condanna all’ergastolo che l’1 febbraio 2021 la Corte d’assise di Trapani aveva inflitto alla 33enne Margareta Buffa, originaria della Romania, accusata di concorso nell’omicidio di Nicoletta Indelicato, 25 anni. A confermare il carcere a vita è stata la seconda sezione della Corte d’assise d’appello di Palermo (presidente Pellino, giudice a latere Pellegrino). Per questo omicidio, che a suo tempo ha scosso la città, lo scorso aprile, la prima sezione della Cassazione ha reso definitiva la condanna, poi confermata in appello, a 30 anni di carcere che il 15 maggio 2020, il gup di Marsala Francesco Parrinello, con rito abbreviato, inflisse a Carmelo Bonetta, 38 anni, reo confesso. In primo grado, ad invocare l’ergastolo per Margareta Buffa era stato il pm Maria Milia, della Procura di Marsala, escludendo che all’imputata potessero essere concesse le attenuanti generiche. Inizialmente difesa dall’avvocato Ornella Cialona, dopo il primo grado la Buffa ha deciso di cambiare difensore. Ma il risultato non è cambiato.
Annullamento con rinvio della sentenza di secondo grado - A fine settembre 2023 annullamento della sentenza d'appello. Ci sarà un altro processo di secondo grado per Margareta Buffa, 34 anni, originaria della Romania, condannata all’ergastolo per concorso nell’omicidio di Nicoletta Indelicato. La Cassazione ha, infatti, annullato, con rinvio a diversa sezione della Corte d’assise d’appello di Palermo, la sentenza emessa, l’11 luglio 2022, dalla sezione della Corte d’assise d’appello del capoluogo siciliano (presidente Pellino).
Condanna all'ergastolo confermata anche al secondo processo d'appello - E' stata un'udienza lampo, quella del nuovo processo d'appello per Margareta Buffa per l'omicidio di Nicoletta Indelicato. La giovane è stata nuovamente condannata all'ergastolo. Il 23 novembre del 2023 + stata pertanto confermata la sentenza del primo Appello. Già stamattina i giudici erano in camera di consiglio (presidente Frasca, a latere Gamberini). La Cassazione aveva annullato con rinvio ad altra sezione della Corte d’assise d’appello di Palermo la condanna all’ergastolo inflitta alla Buffa sia in primo che in secondo grado. Stamane, i giudici hanno rigettato la richiesta della difesa (avvocato Manduca, del foro di Catania) di acquisire al processo una lettera inviata dal carcere da Carmelo Bonetta, 39 anni, reo confesso dell’omicidio, processato in abbreviato e condannato a 30 anni di reclusione. Per la Buffa, il procuratore generale aveva chiesto la conferma della condanna e delle aggravanti. Alla richiesta del pg si erano associati gli avvocati di parte civile, Giacomo Frazzitta e Piero Marino, del foro di Marsala.