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22/07/2024 06:00:00

Matteo Messina Denaro.  I viaggi a Roma, i contatti con Nicoletti e la panchina del Trapani

 Nella sua lunga latitanza Matteo Messina Denaro ha girato in lungo e in largo. Negli ultimi mesi gli investigatori hanno cercato di ricostruire i suoi ultimi anni.

Una vita tranquilla (è anche il titolo del libro di Nello Trocchia e del direttore di Tp24 Giacomo Di Girolamo) quella vissuta negli ultimi anni a Campobello di Mazara, alla luce del sole. Ma ci sono anche i viaggi a Palermo, per curarsi dal tumore che ha portato il capomafia alla morte quasi un anno fa. Ma nuovi sviluppi investigativi portano Messina Denaro a Roma, una delle sue mete preferite in gioventù, tra il 2017 e il 2018, e i suoi legami con il figlio del cassiere della banda della Magliana. Ci sono delle informative che citano anche un ex calciatore e allenatore, Francesco Moriero, e l’ipotesi di una suo ingaggio per la panchina del Trapani Calcio.


Tutto ciò nei giorni in cui è stato scoperto un covo a Mazara del Vallo e sono scattate le manette per un altro presunto fiancheggiatore.

Un contatto romano?
Secondo quanto emerge da un'informativa della Dia depositata agli atti dell'inchiesta coordinata dalla Dda di Roma, tra la fine del 2017 e l'inizio del 2018 Antonio Nicoletti, figlio di Enrico Nicoletti, storico cassiere della Banda della Magliana, avrebbe aiutato Messina Denaro a recarsi presso l'Istituto Tumori Regina Elena di Roma per una visita medica. Non è chiaro se si trattasse di un controllo di routine o di un sospetto di cancro, ma questo elemento apre nuovi dubbi sul periodo in cui il boss ha scoperto la sua malattia. Fino ad oggi si era sempre ipotizzato che la diagnosi fosse avvenuta solo nel 2020, dopo un'operazione a Marsala.


Nicoletti e il Trapani Calcio
Sempre secondo l'informativa, Nicoletti avrebbe anche cercato di far ottenere a Francesco Moriero, ex calciatore dell'Inter, il ruolo di allenatore del Trapani Calcio nel 2018. Nicoletti avrebbe agito con la convinzione di poter sfruttare i suoi contatti con Messina Denaro per favorire Moriero. Il piano fallì perché il Trapani aveva già ingaggiato un altro tecnico.
Su questa pista investigativa ha lavorato la Dia: c’è una informativa del 26 novembre 2020 depositata agli atti dell’inchiesta coordinata dalla Dda della Procura di Roma. Il 21 luglio 2018 viene intercettata una conversazione tra Nicoletti, il suo socio Pasquale Lombardi e Francesco Moriero. L’ex calciatore non è indagato, così come non è indagata la società Trapani Calcio. Nel corso della conversazione, si legge nell’informativa, «Nicoletti prospettava al Moriero la possibilità di ottenere la panchina del Trapani Calcio (società estranea all’inchiesta della Dia di Roma) dimostrandosi sicuro di poter mediare a favore dello stesso Moriero». «Devi parlare con me – dice Nicoletti junior intercettato – ci vuoi andare a Trapani o no? Perché io ti dico una cosa adesso. Non lo faccio ma per te lo faccio. Se ti interessa il Trapani io ti ci mando. Trapani è provincia di? Il paese di coso è di Trapani? Di Matteo Messina? Matteo Messina Denaro sì». «Le parole del Nicoletti – scrivono gli investigatori - sono rafforzate da quelle del figlio Enrico (omonimo del nonno) il quale sottolineava come conoscessero chi lo porta a spasso quello di Castelvetrano». «Quando è stato a Roma, lui lo ha portato a Roma», dice Nicoletti, parlando di Alberto Puma, indicato come vicino al figlio dell’ex boss. Moriero pare incredulo. Più tardi, alle 2.40 della notte, parla con un altro interlocutore: «A me mi ha detto “Sai con chi ho parlato prima per mandarti a Trapani? (...) Mannaggia la m...” Cioè, ma lui ci parla proprio così?». E quell’altro: «Sì, è venuto a Roma quello».

 


La replica di Moriero

“Non ricordo che mi fu fatto il nome di Messina Denaro. Altrimenti sarei scappato. Non scherziamo, io sono una persona onesta, che si fa il culo. Se fossi amico dei mafiosi chissà, magari allenerei in Serie A”. Commenta così a Il Fatto Quotidiano, Francesco Moriero, allenatore ed ex calciatore di Roma, Inter e della Nazionale le ipotesi dell’interessamento di Antonio Nicoletti – per farlo arrivare ad allenare il Trapani Calcio. Moriero è del tutto estraneo all’inchiesta che coinvolge Nicoletti. “Io Nicoletti l’avrò incontrato forse due o tre volte e non avevo idea di quale fosse la sua caratura criminale. Confermo di essere amico di Pasquale Lombardi (socio di Nicoletti, ndr), che ha fatto anche il padrino di battesimo di mia figlia quando giocavo alla Roma. Ma non conosco né i giri né gli affari di Pasquale. Io sono una persona onesta che ha dedicato la vita al calcio”. La promessa di allenare il Trapani? “Forse, ma questo è un ambiente dove si fanno tante promesse. E comunque io al Trapani poi non ci sono andato”. Alla domanda del Fatto sullo scomodare addirittura Messina Denaro l’ex calciatore dice di non sapere niente. “Io con quella gente non c’entro niente. “Io sapevo chi era Messina Denaro, se avessi sentito quel nome, sarei scappato di corsa. Sono una persona che si fa il culo tutti i giorni, che sta in questo ambiente da tanti anni, ho giocato al calcio e da allenatore ho militato spesso nelle serie minori, anche perché non ho un agente. Se fossi stato amico dei mafiosi, magari sarei ad allenare in Serie A. Vedermi accostato a delinquenti di quel tipo mi fa davvero male”.

 


Il covo mazarese
A Mazara del Vallo la polizia e i carabinieri del Ros hanno scoperto un possibile covo del boss, un appartamento ricavato all'interno di due box confinanti.
L'indagine è partita dall'analisi degli spostamenti di Messina Denaro prima della cattura. Le telecamere e il tracciamento del cellulare hanno portato gli inquirenti al complesso immobiliare di via Castelvetrano 45/c, frequentato dal boss e dalla sua amante, Lorena Lanceri.
Le chiavi del condominio, sequestrate a Messina Denaro e alla Lanceri, aprivano il cancello. All'interno, due box sono stati trasformati in un vero e proprio appartamento, con tanto di camera da letto e cucinotto.

 

 


Proprietario dei box è Giuseppe Di Giorgi, arrestato con l'accusa di favoreggiamento aggravato e procurata inosservanza della pena. L'uomo avrebbe messo a disposizione il garage al boss e detenuto illegalmente una pistola con 50 proiettili.
All'interno del presunto covo sono stati trovati "materiali di interesse investigativo". Si cerca il famoso archivio di Messina Denaro.