Affossato all’ARS il Ddl sull’elezione diretta delle province, complice il voto segreto che ha regolato i conti sulle già esistenti frizioni che riguardano le emergenze siciliane, dalla siccità alla sanità. Poi il mancato rimpasto di giunta è un altro segnale, che in Aula hanno deciso di dare gli alleati al presidente Renato Schifani, e qualcuno ipotizza già delle elezioni anticipate.
Si ricomincia da capo, perchè ad essere stato bocciato è l’articolo 1 del ddl che ha così smontato tutto il resto. L’aula ha poi votato un’unica norma che sposta a dicembre il periodo per il voto di secondo livello nelle ex province.
Di ennesima figuraccia parla il Pd, con il capogruppo Michele Catanzaro: “Un ddl che nelle intenzioni doveva servire anche a moltiplicare le poltrone e i costi, ma che è stato affossato grazie all’azione del Pd e delle opposizioni. Ancora una volta sono state smascherate le contraddizioni interne alla maggioranza. Lo avevamo detto e lo ribadiamo: nessuno pensi di provare ancora ad inserire norme in contrasto con quanto previsto dalla legge Delrio, al momento la strada percorribile è quella delle elezioni di secondo livello nelle città metropolitane e nei liberi consorzi sulla base di quanto previsto dalla normativa nazionale”.
Il capogruppo del M5S all’Ars Antonio De Luca la bocciatura è frutto di faide interne al centrodestra: “Ogni volta che si va al voto segreto sono dolori per l’esecutivo, a riprova del fatto che dentro la maggioranza il clima è tutt’altro che disteso e che parecchi deputati che dovrebbero sostenere Schifani non aspettano altro che la prima occasione utile per togliersi qualche sassolino dalle scarpe. Avevamo chiesto di votare solo la data delle elezioni di secondo livello per consentire agli enti intermedi di avere finalmente una governance politica, eletta, seppur indirettamente, per chiudere finalmente l’eterna stagione dei commissari e non di stravolgere la normativa. E invece il centrodestra ha mostrato tutta la sua arroganza, incassando una nuova sonora bocciatura sulle ex Province dopo quella di febbraio".
«La maggioranza – conclude Antonio De Luca – è andata sotto per un voto e l’assenza di Schifani nei fatti è stata determinante per le sorti del provvedimento. Speriamo, almeno, che questo gli serva da lezione e gli faccia trovare in futuro più spesso la strada per sala d’Ercole”.
"Ha vinto il buon senso con una presa di coscienza su un possibile impianto di legge inaccettabile. Andare poi sotto col voto segreto già dopo la lettura del primo articolo evidenzia ancora una volta tutte le difficoltà dell’attuale maggioranza di governo guidata da Schifani”. Lo ha detto il vicepresidente del gruppo parlamentare siciliano PD, Mario Giambona, riferendosi alla soppressione del ddl ex province. Il deputato regionale del PD poi spiega i motivi del suo dissenso. “La proposta di modifica del disegno di legge presentato dalla maggioranza Schifani era assolutamente inammissibile perché prevedeva il ripristino di alcune norme che sono già state oggetto di impugnativa da parte del Consiglio dei Ministri nel 2016. Su tutte ci sono quelle relative alla reintroduzione della giunta o all’inserimento di rimborsi spese per i consiglieri provinciali e per i componenti della giunta”.
Infine, Giambona conclude la sua analisi con l'auspicio di poter “andare subito al voto" con l’attuale impianto della legge Delrio. Questo permetterà di dare una governance alle province siciliane e garantire così i servizi che la maggioranza di centrodestra non ha finora assicurato ai siciliani, come strade e scuole”.
Nessuna vera riforma in campo dunque dal governo targato Schifani, il ddl province è stato affossato dalle guerre interne al centro destra, nessuna elezione diretta ma si andrà a dicembre con quelle di secondo livello.
Il testo del ddl viene rimandato ad un altro ddl autonomo che inizierà il corso dei lavori a settembre, dopo la pausa estiva.