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03/08/2024 06:00:00

Il caso "Mafia e appalti". Perchè Pignatone è indagato

 L’inchiesta “Mafia e appalti” si arricchisce di nuovi sviluppi che chiamano in causa figure di alto profilo. La Procura di Caltanissetta ha iscritto tra gli indagati Giuseppe Pignatone, ex procuratore aggiunto a Palermo ed ex procuratore di Roma, con l’accusa di favoreggiamento mafioso. Secondo gli inquirenti, Pignatone avrebbe avuto un ruolo chiave nell’insabbiamento dell’indagine sulle infiltrazioni di Cosa Nostra nei lavori pubblici, noto come dossier “mafia-appalti”.

Le accuse sostengono che Pignatone, nel 2019 nominato dal Papa alla guida del tribunale Vaticano, avrebbe spinto il collega Gioacchino Natoli, fedelissimo di Giovanni Falcone, a sabotare l’inchiesta per coprire imprenditori amici in odore di mafia. La Procura nissena, che sta cercando di chiarire se il giudice Paolo Borsellino sia stato ucciso proprio perché indagava su questo dossier, considera Pignatone molto più di un semplice comprimario in un piano criminoso che coinvolgeva magistrati, mafiosi e imprenditori collusi.

Le pressioni su Natoli e l’insabbiamento dell’inchiesta
Nell’atto d’accusa, Pignatone è definito come l’istigatore principale del sabotaggio dell’inchiesta. Le pressioni su Natoli, anche lui indagato per favoreggiamento, e su Stefano Screpani, capitano della Guardia di Finanza all’epoca, avrebbero mirato a condurre un’indagine “apparente” sul procedimento, ereditato dalla Procura di Massa Carrara. Questo procedimento ipotizzava che la mafia, attraverso imprenditori come Salvatore e Antonino Buscemi e Francesco Bonura, avesse preso il controllo delle società Sam e Imeg, gestendo le cave di marmo toscane.

Pignatone avrebbe convinto Natoli a disporre intercettazioni lampo e a limitare il numero dei soggetti sotto controllo, depotenziando così l’indagine. Successivamente, Pignatone avrebbe spinto Natoli a chiedere l’archiviazione del procedimento, evitando ulteriori indagini, in particolare sulle intercettazioni.

La distruzione delle prove
La parte più controversa delle accuse riguarda la presunta distruzione delle intercettazioni. Secondo la Procura, Pignatone avrebbe spinto Natoli a disporre la smagnetizzazione delle bobine e la distruzione dei brogliacci con le trascrizioni. Natoli, però, ha negato di aver ordinato la cancellazione dei brogliacci e ha sostenuto che le bobine non sono mai state distrutte. Una perizia calligrafica sulla scritta che disponeva la cancellazione ha dato risultati non conclusivi, ma non esclude che possa essere stata scritta da Pignatone.

Il riavvio delle indagini
Nonostante queste accuse, Pignatone riaprì le indagini sui Buscemi e Bonura due anni dopo l’archiviazione del fascicolo sulle cave di Massa, chiedendo l’arresto di Bini un anno dopo. Questo fatto potrebbe contraddire l’ipotesi di un suo coinvolgimento nel tentativo di insabbiare l’indagine.

Un quadro complesso
L’inchiesta “Mafia e appalti” continua a essere una delle più intricate della storia giudiziaria italiana, con continui colpi di scena e nuove accuse. Se le nuove prove e le intercettazioni di 30 anni fa forniranno spunti sufficienti per continuare a indagare su reati ormai prescritti, lo si capirà solo in futuro. Intanto, la figura di Giuseppe Pignatone emerge come centrale in questa complessa vicenda che mescola mafia, politica e giustizia.

L’indagine della Procura di Caltanissetta non sembra destinata a concludersi presto, e i riflettori rimangono puntati su una vicenda che potrebbe ancora riservare molte sorprese.

I principali giornali italiani prendono le difese di Pignatone. “Una tesi che fa a pugni con la biografia di Pignatone e con una vita spesa contro la criminalità organizzata”, scrive il Corriere. “La storia di Pignatone è forte di successi contro Cosa nostra, contro la ‘ndragheta e la corruzione nella Capitale e l’estrema destra di Massimo Carminati e i colletti bianchi. Tutto ciò si scontra con le accuse che vengono mosse”, sottolinea invece Repubblica. Durissimo Il Domani secondo cui la “vendetta di Mori sta andando a segno: uno dei più noti magistrati italiani viene ingoiato in un vortice”. “E’ la nuovissima-vecchissima – prosegue il quotidiano di Carlo De Benedetti – pista del Ros che è stata fatta propria dal procuratore di Caltanissetta”, aggiungendo poi che “l’ossessione (del generale dei carabinieri Mario Mori, ndr) è la pista privilegiata”.