Mentre la Sicilia continua a dibattere sul ponte sullo Stretto, le vere emergenze che affliggono l'isola rimangono irrisolte: rifiuti e siccità. Le discariche siciliane sono ormai al collasso e l'unica soluzione che la Regione sembra in grado di attuare è quella di esportare i rifiuti all'estero, a costi esorbitanti e senza una visione a lungo termine che includa la prevenzione e la riduzione dei rifiuti. E' quanto spiega in un report l'Associazione dei Comuni Virtuosi.
Rifiuti: l’esportazione a peso d’oro continua
Negli ultimi anni, la Sicilia ha esportato i propri rifiuti in vari paesi europei, tra cui Danimarca, Olanda, e ora, Finlandia e Turchia. Questo processo ha un costo altissimo per i Comuni e, di conseguenza, per i cittadini siciliani. La chiusura della discarica di Lentini e la saturazione degli altri impianti dell’isola hanno costretto l’assessorato regionale ai Rifiuti a intensificare le spedizioni di rifiuti indifferenziati all’estero. L’ultimo decreto ha autorizzato l'invio di 90.000 tonnellate di rifiuti in Finlandia, con un costo che potrebbe lievitare ulteriormente. Lo smaltimento in Sicilia, che già costava tra i 200 e i 250 euro per tonnellata, è salito a circa 400 euro per tonnellata per i rifiuti inviati in Danimarca.
Paolo Amenta, presidente di Anci Sicilia, ha dichiarato che i 50 milioni stanziati dal governo nella Finanziaria bis per coprire questi costi extra sono già esauriti. Questo significa che il prossimo anno di spedizioni non sarà coperto e i Comuni dovranno includere queste spese nei loro piani finanziari, il che potrebbe portare a un aumento della Tari per i cittadini.
La Finlandia: da esportatore a importatore di rifiuti
La situazione in Finlandia sottolinea l'assurdità del problema: un paese che un tempo esportava rifiuti, ora li importa per alimentare i suoi impianti di incenerimento. La guerra in Ucraina ha bloccato l'importazione di combustibili dall'industria del legno ucraina, costringendo la Finlandia a correre ai ripari importando rifiuti dall'estero, compresa la Sicilia. Questa situazione ha permesso alla Finlandia di coprire un quarto del suo fabbisogno di combustibile, ma ha anche attirato le critiche della Commissione Europea, che ha accusato il paese di bruciare troppo e riciclare troppo poco.
Il paradosso italiano: un’eccellenza del riciclo con una crisi dei rifiuti
Il paradosso è evidente: l'Italia, considerata un'eccellenza nel riciclo in Europa, si trova in una crisi dei rifiuti che coinvolge non solo la Sicilia, ma anche altre regioni come la Campania e il Lazio. L'assenza di piani straordinari per la riduzione e la prevenzione dei rifiuti è sconcertante. Mentre la regione Emilia Romagna si distingue con iniziative come il bando ATERSIR per la riduzione dei rifiuti, il resto del paese sembra restare indietro.
Un sistema di deposito cauzionale: una soluzione urgente
Una delle soluzioni più urgenti per l'Italia è l'implementazione di un sistema di deposito cauzionale (DRS), che potrebbe ridurre significativamente il volume dei rifiuti esportati e migliorare il tasso di riciclo. Attualmente, l'Italia spreca ogni anno oltre 7 miliardi di contenitori in inceneritori, discariche e nell’ambiente. Un sistema di deposito non solo creerebbe valore per l'industria del riciclo, ma contribuirebbe anche a ridurre l'impatto ambientale ed economico della gestione dei rifiuti.
La Sicilia non può permettersi di continuare a ignorare queste emergenze. La priorità deve essere la gestione dei rifiuti e della siccità, con soluzioni sostenibili e a lungo termine. Solo così si potrà evitare di continuare a esportare i problemi all'estero, a costi insostenibili per i cittadini e per l'ambiente.