Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
28/08/2024 16:59:00

Messina Denaro, la pistola del covo e quella del carabiniere: forse c'è un motivo burocratico...

 Il mistero della pistola di Messina Denaro identica a quella del carabiniere: un enigma forse... burocratico

Le prime verifiche effettuate sulla pistola Walther ritrovata nel covo di Matteo Messina Denaro a Mazara del Vallo e su quella in possesso di un carabiniere in servizio alla DIA hanno evidenziato una possibile differenza legata al periodo di fabbricazione: la prima risale agli anni Settanta, mentre l'altra agli anni Quaranta. Gli investigatori stanno ora esaminando eventuali variazioni nei sistemi di immatricolazione.

Due armi identiche, entrambe con lo stesso numero di matricola: una scoperta in uno dei nascondigli di Messina Denaro a Mazara del Vallo e l'altra appartenente a un carabiniere della DIA, operativo nella stessa area del Trapanese. Questo è solo uno dei tanti enigmi lasciati dall'ex superlatitante, morto a settembre dello scorso anno, che potrebbe però avere una spiegazione molto meno romanzesca e più burocratica.

Le due pistole, infatti, si differenziano per un dettaglio: quella del militare è degli anni Quaranta, mentre l'altra, più recente, è stata prodotta negli anni Settanta. Per far luce su questa strana coincidenza, la Procura di Palermo sta esaminando la possibilità che il sistema di immatricolazione delle armi sia cambiato nel corso degli anni, e che per una pura casualità sia stato riutilizzato lo stesso numero di matricola. Questa ipotesi, se confermata, toglierebbe il velo di mistero attorno alla vicenda.

Giuseppe Di Giorgi, arrestato alla fine di luglio, aveva dichiarato di aver trovato la pistola in un borsello abbandonato per strada, una spiegazione che non ha convinto gli inquirenti. Parallelamente, il carabiniere ha riferito di aver acquistato l'arma dalla vedova di un medico, il quale, prima di morire, avrebbe voluto che la pistola finisse nelle mani di un appartenente alle forze dell'ordine o di persone fidate. Il militare ha inoltre affermato di non aver mai prestato l'arma a nessuno e di non aver mai denunciato alcuno smarrimento.

Inizialmente, si era ipotizzato che la duplicazione dell'arma del carabiniere potesse essere stata effettuata deliberatamente, forse sfruttando il numero di matricola dai registri nazionali, suggerendo una possibile complicità del carabiniere stesso. Tuttavia, le indagini sembrano ora seguire una direzione diversa, focalizzandosi su una spiegazione di carattere amministrativo.