Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
17/09/2024 06:00:00

Trapani: il calvario dei locali del centro storico. Quanti problemi ... 

Acqua, spazzatura, cantieri infiniti. E non solo.

Un grido di allarme degli esercenti del centro storico squarcia l'estate 2024, una delle peggiori per i gestori dei locali della movida trapanese, tra problemi di carenza di acqua e servizi essenziali, caos nella raccolta differenziata, invasione di topi e blatte, cantieri aperti e movida selvaggia. 

La stagione estiva ha messo a dura prova l'organizzazione interna e la clientela di molte attività della ristorazione, e così Federico del Muddler, Luigi e Marcello dell'Alibi, Yuri del Borracho, Francesco del Jabir, Francesco del Jekyll Pub, Piero del ristorante Al Muretto, Pasquale del Black Out, Paolo del Sapurito e tanti altri adesso chiedono un tavolo di incontro con l'Amministrazione.

L'acqua, un lusso a caro prezzo

Immaginate l'inaugurazione del vostro locale senza la possibilità di usare il bagno, per un problema alla rete idrica - raccontano Luigi e Marcello dell’Alibi –. Ecco, a noi è successo anche questo. Abbiamo aperto a marzo e già da aprile e maggio c'erano problemi. L'acqua arrivava un giorno sì e due no. Ma il peggio è arrivato in piena estate, quando siamo stati costretti a gestire la mancanza d'acqua per giorni consecutivi, arrivando a riceverla una volta ogni quattro giorni".

La gestione della clientela, soprattutto nel periodo di alta stagione, è stata particolarmente impegnativa. E così, si è materializzato da subito l'incubo di ciascuno degli esercenti: le recenzioni negative che abbattono la visibilità sul web. "Non solo chi gestisce i B&b, ma anche qualcuno di noi ha ricevuto recensioni negative, perché senza acqua i bagni erano inutilizzabili - spiega Federico - I clienti si sono lamentati e alcuni hanno persino lasciato il locale  Non possiamo permetterci di offrire un servizio scadente, ma senza le risorse necessarie è stato impossibile garantire il livello di qualità che ci si aspetta a Trapani".

Oltre alla questione dell'acqua, si sono aggiunti altri disagi. La carenza di servizi pubblici in centro storico ha aggravato ulteriormente la situazione. "I turisti e i passanti usavano i nostri bagni perché non ce ne sono altri in zona", aggiunge Federico. A questo si è aggiunto anche il rumore eccessivo causato dai motorini per tirare l'acqua e la confusione generale che hanno peggiorato l'esperienza per molti clienti, spingendo alcuni turisti ad abbandonare i locali per il troppo rumore. "Non sono state situazioni sostenibili" lamentano in coro.

Ma la crisi non si è fermata qui. Anche la fornitura d'acqua, quando disponibile, ha comportato costi extra a prezzi esorbitanti, con punte di 30 euro per una tanica da 1000 litri."Quando chiamavamo per l'acqua, ci veniva detto che, se consegnata dopo le 8 di sera, avremmo dovuto pagare un sovrapprezzo. È assurdo, ma non avevamo altra scelta". Anche la mancanza di bagni pubblici ha creato ulteriori problemi. "I turisti, non avendo dove andare, utilizzano i bagni dei nostri locali, con un aggravio dei costi per l’acqua e per la pulizia".

La situazione sembrava migliorare leggermente solo dopo Ferragosto, quando la distribuzione dell'acqua è tornata più regolare, ma il danno era già fatto. "Abbiamo dovuto organizzare la gestione delle risorse quasi giornalmente, senza mai sapere con certezza quando l'acqua sarebbe arrivata - spiega Marcello- Una volta arrivava alle sette del mattino, altre volte a mezzogiorno. Non c'era alcuna programmazione, tutto era lasciato al caso".

La legge anti-movida e le sue contraddizioni

La nuova legge anti-movida ha ulteriormente complicato la situazione. I locali non possono fare asporto di alcolici dopo le 23, mentre i ragazzi riescono ad accedere ai distributori automatici per comprare birre e alcolici anche oltre l'orario consentito. Il risultato sono strade invase da bicchieri, bottiglie e imballaggi di plastica che provengono dai distributori automatici. Questi distributori sono ovunque e attirano ragazzi che comprano bibite e snack a qualsiasi ora, lasciando i rifiuti per strada. La città diventa una discarica a cielo aperto perche il numero dei cestini è insufficiente. Risultato? I ragazzi e i turisti usano i mastelli dei locali.

Nonostante i tentativi di limitare il consumo notturno attraverso una legge anti-movida, i risultati sono deludenti: “Hanno introdotto una legge per fermare la movida selvaggia, ma di fatto ha solo penalizzato i locali che rispettano le regole. Non possiamo mettere musica, non possiamo attirare clientela, ma i distributori automatici continuano a funzionare senza limitazioni. La situazione è paradossale: noi chiudiamo prima, ma le strade restano piene di ragazzi che comprano dalle macchinette e abbandonano plastica ovunque”.

L’impatto economico è devastante per chi gestisce attività nel centro: “Siamo penalizzati due volte: prima con la legge che ci obbliga a chiudere prima e limita la musica, poi con il degrado che questi distributori automatici contribuiscono a creare. A fine mese, dobbiamo pagare le stesse tasse di chi non subisce queste restrizioni, ma con la differenza che non possiamo lavorare come vorremmo”.

Caos  spazzatura 

C’è poi la spazzatura che non viene ritirata regolarmente, come testimonia Iuri, che ha dovuto sopportare per settimane un bidone dell'indifferenziata strapieno davanti al suo locale. Turisti e residenti, non trovando cestini pubblici, gettano poi i rifiuti nei contenitori dei locali, aggravando la situazione.

Le spese per la gestione dei rifiuti sono altrettanto pesanti: “Paghiamo tasse altissime, ma il servizio di pulizia non è adeguato. I cestini strabordano e nessuno interviene per giorni. Ho dovuto assumere un addetto per tenere pulita l’area intorno al mio ristorante. Mi costa 800 euro al mese, e questo è un furto perché sto pagando per un servizio che il comune dovrebbe garantire”.

Un problema quello dei rifiuti collegato indissolubilmente al moltiplicarsi della presenza di blatte e topi, che nidificano nei tombini o nelle aiuole non potate.

E così aumentano i costi sostenuti per affrontare queste problematiche finiscono con il ricadere sui commercianti: “Sono arrivato a spendere oltre 2.000 euro per tenere lontani topi e scarafaggi dal mio locale, mentre il Comune resta a guardare”. 

I cantieri infiniti e il danno ai commercianti

Altra qustione è la presenza di cantieri che sembrano non finire mai. La situazione di Piazza Locatelli è emblematica: un cantiere fermo da due anni ha tolto il suolo pubblico a diversi locali, penalizzando le attività che ne avevano bisogno per lavorare. Nonostante le promesse, i lavori sono stati rallentati da una burocrazia inefficiente e da imprese che, venute da fuori, non avevano le autorizzazioni necessarie per operare.

"Dovevano iniziare a luglio e sono ancora fermi" osserva Paolo del Sapuritu, che ha dovuto trovare soluzioni temporanee pur di continuare a lavorare, mettendo tavoli in mezzo alla strada. E' aumentata così la paura diffusa tra i commercianti di investire nel futuro delle loro attività. Il timore che, una volta conclusi i lavori nei centri storici, le piazze possano essere sottratte alle attività commerciali per far spazio a progetti culturali o turistici, frena qualsiasni tetativo di miglioramento. "Se mi tolgono il suolo pubblico, come posso pagare i dipendenti?" è la domanda di molti.

La movida e la desertificazione del centro

In aggiunta, c’è il problema della cosiddetta "movida". Se da una parte i giovani cercano spazi di svago, i locali notturni soffrono sotto il peso delle restrizioni. "Abbiamo abituato i ragazzi a muoversi, ballare e divertirsi, e adesso non ci vengono più", lamenta un operatore del settore, facendo riferimento alle restrizioni che limitano le attività dei locali regolate dalla nuova normativa che limita la diffusione di musica e la somministrazione di bevande.

A complicare ulteriormente le cose, anche gli eventi organizzati in città, che avrebbero dovuto portare un afflusso di turisti e potenziali clienti, ma non hanno avuto l'impatto sperato. "Abbiamo organizzato eventi importanti come quello al Lazzaretto, ma la clientela non è aumentata. Pensavamo che con eventi come il Green Valley la gente si sarebbe riversata nei locali del centro, ma così non è stato" concludono con un pizzico di amarezza.

La mancanza di una pianificazione urbanistica adeguata e una gestione inefficace delle risorse stanno mettendo a rischio la sopravvivenza di molte attività nel centro storico, un'area che un tempo era il cuore pulsante della città. "La situazione sta degenerando, e se non si interviene al più presto, molti locali saranno costretti a chiudere" avvertono gli esercenti.

Infatti, il centro storico di Trapani sembra essere colpito da una vera e propria desertificazione. Se durante l’estate i turisti riempiono le strade, in inverno la situazione cambia drasticamente, e la gestione della pulizia e dei servizi sembra non essere all’altezza delle aspettative di chi ci vive e lavora tutto l’anno. “Ci sono 100mila abitanti che vogliono uscire anche d'inverno. Il centro storico deve essere vivo tutto l'anno. Chiediamo un tavolo di incontro con l’Amministrazione”.

La risposta del sindaco Tranchida

Non ho ricevuto alcuna richiesta per un incontro fino a questo momento, peraltro il mio numero di telefono lo hanno tutti – afferma il sindaco Giacomo Tranchida –. In merito all’ordinanza per la somministrazione del vetro vietata oltre ad un certo orario dai distributori automatici, è bene che mi si comunichi il problema, così da attivare un servizio di vigilanza urbana, e da estendere l’informazione anche al questore. Per quanto riguarda la legge contro la movida selvaggia è una legge nazionale, e per la musica non si possono fare discoteche a cielo aperto. Sono comunque disponibile al confronto per discuterne”.