"Sono diventato un mostro per vendere l'anima a Cosa Nostra": è questa una delle dichiarazioni più forti che Giovanni Brusca, uno dei più noti ex boss di Cosa Nostra, rilascia nel libro "Uno Così. Giovanni Brusca si racconta", edito da Edizioni San Paolo e disponibile in libreria dal 19 settembre 2024. Il testo nasce dai numerosi incontri tra Brusca e Don Marcello Cozzi, ex Vicepresidente di Libera e sacerdote esperto nell'accompagnamento dei pentiti di mafia.
Il volume ripercorre la vita di Brusca, dall’infanzia in una famiglia mafiosa fino al momento della sua affiliazione a Cosa Nostra, passando per i suoi crimini più efferati, come l'omicidio del giudice Giovanni Falcone e quello del piccolo Giuseppe Di Matteo. Attraverso il dialogo con Don Cozzi, Brusca riflette su se stesso e sul suo ruolo in Cosa Nostra, esponendosi al giudizio del lettore senza cercare giustificazioni.
Nel libro, Brusca racconta come sia cresciuto in un ambiente intriso di criminalità, influenzato da una famiglia che considerava le forze dell’ordine nemiche e la mafia come l’unica via possibile. Affiliato a 19 anni, Brusca diventa presto uno degli esecutori più spietati di Cosa Nostra, convinto di servire una causa più grande di lui. "Pensavo di aver toccato il cielo con un dito", dice, riferendosi all'incontro con Totò Riina, il boss che considerava come un Dio in terra. Ma la disillusione arriva quando scopre che Riina stesso voleva eliminarlo.
Brusca si sofferma su uno degli episodi più tragici della storia italiana: l’assassinio di Giovanni Falcone, il 23 maggio 1992. Fu lui a premere il telecomando che fece esplodere l’autostrada di Capaci, uccidendo il giudice, sua moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta. Un atto che segna uno spartiacque nella sua carriera criminale e nella storia della lotta alla mafia. Nel libro, Brusca non cerca scuse, ma espone con freddezza i suoi pensieri dell’epoca, sottolineando come fosse totalmente immerso nel mondo mafioso.
Uno dei momenti più toccanti del libro è la riflessione sull'omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio di un pentito, sequestrato e ucciso per vendetta. Brusca ammette che questo crimine ha segnato profondamente la sua coscienza, tanto che è stato uno dei pochi momenti in cui ha perso il controllo durante i processi. “Non c’è perdono per un omicidio come questo”, confessa a Don Cozzi, aggiungendo che anche chiedere perdono gli sembra una presa in giro.
Nel dialogo con Don Cozzi, Brusca affronta il tema del pentimento e del peso morale delle sue azioni. “Quando finalmente ho preso coscienza del male che ho fatto, è stato come entrare in un incubo senza fine”, ammette. Il pentimento di Brusca è un percorso tormentato, in cui il confronto con la realtà del male compiuto lo ha portato a una profonda riflessione. Tuttavia, nonostante la sua collaborazione con la giustizia, Brusca sa che per la maggior parte delle persone lui rimarrà sempre un “mostro”.
La narrazione offre uno spaccato crudo e sincero della vita di Brusca all’interno della mafia, descrivendo come la violenza e il potere siano stati per lui un sistema di vita. La sua storia è un viaggio nell’inferno della criminalità organizzata, un’esistenza fatta di omicidi, tradimenti e una continua escalation verso la distruzione. Ma è anche una riflessione sulla possibilità, per quanto difficile, di una redenzione personale, che passa attraverso l'accettazione delle proprie colpe.
"Uno Così" è un libro che mette il lettore di fronte a una realtà spietata e inquietante, ma anche un’opera che offre la possibilità di riflettere sulla complessità dell’animo umano e sul tema del pentimento. Giovanni Brusca non cerca assoluzioni, ma attraverso il dialogo con Don Marcello Cozzi, offre uno spaccato del suo viaggio interiore, lasciando al lettore il compito di giudicare.
Edizioni San Paolo, 2024, pp. 187, euro 16,00.