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27/09/2024 06:00:00

La siccità colpisce anche limoni e olive in provincia di Trapani

Anche olive e limoni soffrono la siccità. In Sicilia il lungo periodo di crisi idrica sta creando serie ripercussioni anche su due dei prodotti principali dell’Isola, capaci di sopravvivere al caldo estremo.
Ma l’assenza di acqua finisce per prosciugare gli agrumi e ridurre la produzione di olio d’oliva.

Nonostante le recenti piogge, la siccità prolungata che ha colpito la Sicilia negli ultimi mesi ha avuto pesanti ripercussioni sulla produzione olivicola, con un crollo del 50% rispetto alla media degli anni precedenti. Il versante Ovest dell’isola, in particolare, ha subito gravi perdite con la campagna di raccolta delle olive che segna una drammatica riduzione.
Secondo le prime stime, le temperature elevate durante il periodo estivo e la mancanza di risorse idriche nelle fasi cruciali di luglio e agosto hanno creato un forte stress sugli uliveti, causando difficoltà nell'accrescimento dei frutti. Le olive, inoltre, hanno risentito dell'assenza di piogge, riducendo così la quantità e la qualità del prodotto finale.


In provincia di Trapani l’olio d’oliva è soprattutto Valle del Belìce. Tra Campobello di Mazara e Castelvetrano ci sono le più grandi distese di olivi della Sicilia occidentale, con la Nocellara del Belice che è il prodotto più conosciuto.
E quella di quest’anno potrà essere una campagna olivicola molto difficile per i produttori per via della carenza di acqua. “Le olive sono raggrinzite, se non hanno acqua l’effetto è quello. Non tutti i produttori sono riusciti a dare acqua agli alberi”, racconta a Tp24 Rocco Mangiaracina, produttore di olio d’oliva di Castelvetrano, di Coldiretti. Un territorio martoriato non solo dal gran caldo e dalla siccità, ma anche dalle cattive condizioni del sistema irriguo che lascia molti appezzamenti a secco.

 

 

 


I primi segnali di questo crollo produttivo si riflettono già sui prezzi dell'olio d'oliva, che hanno registrato un aumento considerevole. Il prezzo medio dell'olio italiano si attesta a 9,20 euro al litro, mentre sui mercati esteri si aggira intorno ai 7,50 euro. Questo rincaro, come spiegano gli esperti della CIA Sicilia, è destinato a crescere ulteriormente nel corso dell’anno, spingendo i produttori siciliani a fare i conti con una concorrenza agguerrita, soprattutto da parte di paesi come Spagna e Grecia, che quest’anno hanno avuto una produzione in crescita.
Un altro elemento che complica la situazione è l'aumento dei costi di produzione, che superano i 6 euro al chilo, rendendo ancora più difficile competere con i prezzi più bassi del mercato internazionale. Nonostante gli sforzi per migliorare la qualità dell’olio siciliano, l'aumento dei costi e la riduzione della produzione rischiano di scoraggiare i consumatori dall'acquistare prodotti locali.


Con la crisi climatica che colpisce duramente l'agricoltura, gli olivicoltori siciliani chiedono misure di sostegno per affrontare i cambiamenti climatici e le difficoltà economiche. La raccolta si prospetta come una delle peggiori degli ultimi anni, con un impatto negativo non solo sul settore olivicolo ma anche sui consumatori, che si troveranno a dover fronteggiare un rincaro significativo del prezzo dell’olio sul mercato.
Non solo olive, anche gli agrumi, come i limoni, soffrono la siccità. Rosario Cognata, associato Coldiretti, ci fa fare un giro nel suo agrumeto, tra gli alberi che mostrano ancora gli effetti di un’estate rovente. “Di questo passo questo territorio si svuoterà, e i giovani agricoltori abbandoneranno sempre di più la terra”.

 

Cognata racconta della gestione del Consorzio bonifica e delle tante contraddizioni di un sistema irriguo che lascia molti agricoltori a secco.

Intanto un nuovo appello è stato lanciato dai Guardiani del Territorio per il settore vitivinicolo siciliano, colpito da una crisi senza precedenti che mette a rischio non solo l’economia locale, ma anche il patrimonio agricolo e culturale della regione. La combinazione di eventi calamitosi negli ultimi anni ha determinato perdite devastanti per le aziende vitivinicole e le cantine sociali, colonna portante della comunità.