Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
12/11/2024 09:55:00

La nipote di Messina Denaro al Ministero dell'Istruzione

 Lorenza Guttadauro, nipote dell'ex capomafia Matteo Messina Denaro, ha avviato una nuova fase della sua vita, abbandonando la carriera legale e lavorando attualmente al ministero dell'Istruzione. Come riporta oggi il quotidiano La Repubblica, l’ex avvocata ha lasciato la Sicilia e si è trasferita a Roma, dove è impiegata presso l'Ufficio scolastico regionale per il Lazio. Secondo quanto precisato dal Miur, Guttadauro ha ottenuto l'impiego tramite concorso e lavora nell'ufficio pensioni di una delle articolazioni provinciali dell'USR, come confermato da Anna Paola Sabatini, direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale.

Questo cambio di vita segue un passato doloroso e complesso, segnato dalla vicinanza ai membri della sua famiglia coinvolti in attività criminali. Lorenza Guttadauro è figlia di Rosalia Messina Denaro, sorella di Matteo, condannata nel luglio scorso a 14 anni di carcere per il ruolo di tramite nelle comunicazioni del fratello. Anche il padre Filippo e il fratello Francesco, ritenuti parte della rete di supporto del superlatitante, sono detenuti, così come lo era il marito di Lorenza, Luca Bellomo, coinvolto in una maxirapina e poi rilasciato.

Durante la sua carriera legale, Lorenza Guttadauro ha difeso diversi membri della famiglia, inclusa la madre e, più recentemente, lo stesso Matteo Messina Denaro. Tuttavia, la sua attività professionale è stata oggetto di critiche. In aula, il magistrato Maurizio Agnello aveva contestato il comportamento di Guttadauro, accusandola di aver fornito un falso alibi al marito, Bellomo, per una notte in cui lui era fuori casa per compiere una rapina. Sebbene non punibile legalmente, la condotta dell’avvocata era stata ritenuta dal pubblico ministero “aggettivamente di favoreggiamento”.