Arriva finalmente l’approvazione in Italia di una legge di grande civiltà: l’assistenza medica alle persone senza fissa dimora. La legge è stata approvata all’unanimità da entrambi i rami del Parlamento. Il "medico di strada" presterà assistenza sanitaria a chi dorme per strada, in macchina, sotto ai ponti, o a donne vittime di violenza che, avendo perso la residenza, non possono più accedere al servizio sanitario.
I numeri dicono che in Italia sono 96 mila i senza fissa dimora; gli uomini sono circa il doppio delle donne e gli italiani quasi il doppio degli stranieri. Tra i nuovi homeless si trovano sempre più spesso padri di famiglia separati o professionisti rimasti senza lavoro. Grazie all’approvazione di questa legge, il diritto alla salute e all’assistenza medica sarà garantito.
Filippo Anelli, presidente della Fnomceo (Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri), ha espresso soddisfazione: “Si colma così un vuoto di tutela, che contrastava con gli articoli 3 e 32 della Costituzione e con i principi ispiratori del Servizio Sanitario Nazionale, in base ai quali l'assistenza sanitaria va garantita in maniera uguale a tutti coloro che risiedono o dimorano nel territorio della Repubblica”.
Si parte dalle città metropolitane: i senza tetto potranno ora iscriversi nelle liste degli assistiti delle Aziende sanitarie, scegliere un medico di medicina generale e avere accesso alle prestazioni assicurate dai LEA, diritti finora negati a causa della mancanza di residenza anagrafica.
Per Anelli, “Si tratta di un atto di civiltà, di una legge lungamente attesa. Un grazie, dunque, a tutti i parlamentari che, al di là delle diverse appartenenze politiche, hanno espresso, in questa Legislatura, così celermente e convintamente il loro sì. In particolare, all'onorevole Marco Furfaro, primo firmatario, e all'onorevole Marcello Gemmato, che tanto si è speso per superare le difficoltà burocratiche e di finanziamento della norma, e ai due relatori, Cappellacci alla Camera e Minasi al Senato. Questo provvedimento è frutto di un grande lavoro di squadra per garantire anche ai più fragili, a coloro che rischiano di vivere ai margini della società, il diritto fondamentale alla salute e a poter fruire del Servizio sanitario nazionale, che si conferma così formidabile fattore di coesione sociale e di abbattimento delle disuguaglianze. Il provvedimento avrà anche ricadute positive in termini di salute pubblica, perché è nella miglior salute dell'individuo che si crea il fondamento della salute della collettività. L'auspicio è che, in futuro, si ampli l'area di applicazione della norma, per dare pieno compimento ai principi guida di universalità, uguaglianza ed equità che al nostro Ssn danno forma e significato”.