Importante riconoscimento per la giovane giornalista Martina Bannino, oggi in forza a Telesud Trapani. Il suo nome è finito su Lexia. La rivista internazionale di Studi Semiotici del Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’Educazione dell’Università di Torino, ha, infatti, pubblicato un articolo dal titolo “Gibellina museo urbano: ricostruire l’identità della città” che trae spunto dalla sua tesi di laurea incentrata su Gibellina, designata capitale italiana dell' arte contemporanea 2026.
E proprio dal desiderio di analisi dello spazio urbano che nasce la tesi di laurea magistrale di Martina Bannino, laureatasi in Semiotica nel 2017 con un lavoro tesistico dal titolo “Gibellina cantiere in fieri. Memoria, identità e pratiche tra spazio passato e presente.” Oggi, a 7 anni di distanza, il lavoro di studio semiotico di Martina Bannino, lungo ben 230 pagine, è stato riscritto sotto forma di articolo ed è finito su Lexia, accanto a nomi illustri del panorama accademico come quello di Lucia Corrain, giusto per citare proprio il nome della professoressa dell’università di Bologna che fu relatrice della tesi di laurea Magistrale di Martina.
“Semiotiche politiche della memoria culturale degli spazi urbani”, gli argomenti affrontati dalla rivista con servizi a cura di Francesco Mazzucchelli, Maria Rosaria Vitale, Massimo Leone. In sintesi Lexia, su questo numero, ha voluto esplorare il rapporto tra città e memoria culturale, focalizzandosi sul ruolo del patrimonio culturale nello spazio urbano.
“Molto è stato scritto sulla città di Fondazione di Gibellina – dichiara la giornalista - nata negli anni ’70 sotto il segno dell’arte contemporanea Gibellina nuova è un oggetto di studio di grande interesse non solo perché è unica al mondo per percentuale di opere d’arte per abitante ma perché rappresenta un interessante fenomeno molteplice e problematico di rinascita culturale nonché lo sforzo concreto di quanti, negli anni della sua costruzione, hanno creduto nell’ideologia di una città estetica e hanno contribuito con tenacia e dedizione all’invenzione di una nuova patria e di una nuova identità culturale che ricucisse antiche memorie realizzandone di nuove grazie al ‘soffio ricreativo dell’arte’, per usare le parole di Ludovico Corrao. Si tratta di una realtà processuale fortemente eterogenea, una materia di studio complessa che assieme al Dottore di ricerca in Semiotica all’Università di Bologna Francesco Piluso, mio ex collega universitario negli anni bolognesi, abbiamo ultimamente ripreso anche sulla scorta del più ampio lavoro di tesi già citato, pubblicando questo articolo che si propone, con l’ausilio della disciplina semiotica, di studiare e analizzare Gibellina nei suoi meccanismi di costruzione del senso adottando un approccio che integri diversi saperi allo scopo di coglierne le molteplici articolazioni culturali, memoriali, sociali, economiche e politiche. Nel tentativo di comprendere il senso generale di un testo tanto complesso e contraddittorio, l’articolo uscito sull’ultimo numero della rivista Lexia, muove infatti da un lavoro multidisciplinare incrociando lo studio contestuale di storia, memoria e identità culturale, pratiche, spazio e comunicazione dove la semiotica rappresenta, come un Filo di Arianna, una guida utile a tenere assieme i vari aspetti da considerare nell’analisi della città, con la sua morfologia e le diverse pratiche sociali e identitarie che attorno ai suoi spazi si sviluppano producendo varie e inedite risemantizzazioni. Per la semiotica – continua la giornalista - una città è una relazione reciproca tra due piani: infatti gli spazi che siamo abituati a percorrere e a fruire distrattamente sono assimilabili a un vero e proprio linguaggio, un meccanismo discorsivo costituito da un piano dell’espressione e un piano del contenuto. Lo spazio – prosegue - è dunque da intendere semioticamente come un potente sistema di significazione: la sua forma, le sue articolazioni e le sue configurazioni rinviano alla forma della società che vi abita e che investe questo spazio di valori. Dire che la spazialità è un potente sistema di significazione significa per ciò attribuirle un senso e considerarla innanzitutto come un testo. In questo senso, - conclude - la felice espressione “tessuto urbano” rende l’idea di come la città sia essenzialmente un textum, cioè un intreccio. ”
Nata ad Erice nel 1991, Martina Bannino ha conseguito il diploma al il Liceo Classico Ximenes di Trapani. Poi la laurea Magistrale all'Università di Bologna con massimo punteggio e lode. Dal 2022 è iscritta all'Ordine dei giornalisti di Sicilia.