Non c’è allarme sicurezza a Castelvetrano. Anche stavolta, come nel recente passato (ne avevamo scritto qui), si è trattato di un’esagerazione. È quello che emerge dalla riunione del Comitato dell’Ordine e della Sicurezza Pubblica, avvenuta nei giorni scorsi in città, con la partecipazione del Procuratore di Marsala, i vertici delle forze di polizia e il sindaco Giovanni Lentini. I reati, secondo i dati forniti dalle forze dell’ordine sarebbero anzi diminuiti.
Il Prefetto di Trapani, Daniela Lupo, ha però sensibilizzato l’amministrazione comunale a “impegnarsi in politiche inclusive e di reinserimento sociale, con particolare riferimento ai giovanissimi delle famiglie straniere residenti, in una strategia di più efficace prevenzione”. Oltre all’adozione di “ogni utile accorgimento nell’attività amministrativa di competenza, soprattutto con riferimento agli adempimenti di legge in materia antimafia e all’obbligo di inserimento dei dati nell’anagrafe degli amministratori locali”.
La vicenda che aveva prodotto una particolare percezione di insicurezza nel centro storico, era stata una rissa tra extra comunitari (qui un nostro approfondimento), avvenuta la notte del 4 gennaio presso il sistema delle piazze. La breve sintesi dell’accadimento, fatta in un post su Facebook da Francesco Bongiorno, ha dato la stura ad una settantina di commenti, una decina di condivisioni ed un centinaio di like, che hanno catalizzato l’attenzione del sindaco e di parte dell’informazione locale (forse quella più sensibile agli umori social). Ecco che allora “la movida fa paura” e “il sindaco si prepara per chiedere l’intervento dell’esercito”.
Ma il fenomeno non è nuovo. Nell’ottobre del 2023 l’allora sindaco Alfano aveva chiesto al prefetto la convocazione di un Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza dopo che, una dietro l’altra, erano successe delle cose che avevano turbato l’opinione pubblica: tre giovani avevano scippato una signora, un tunisino ubriaco aveva danneggiato la fontana di piazza Matteotti e un ragazzino aveva tentato di derubare un tizio che stava prelevando al bancomat (che però ha reagito con uno sganassone e lui è scappato via).
Allora, sempre quella parte di informazione più sensibile ai social aveva scritto che “il racconto dell’uomo al bancomat ‘getta nel ‘terrore’ la comunità civica” e che “l’ennesimo episodio di violenza e di paura da parte dei cittadini accresce il clima di ‘terrore’ che avvolge la città”.
Nell’occasione di quest’ultima riunione del Comitato per la sicurezza, il prefetto però ha sottolineato che sul territorio di Castelvetrano “c’è uno spiegamento adeguato di agenti e militari, ci sono i controlli e le operazioni messe in campo dalle forze dell’ordine testimoniano l’impegno dello Stato”. E che “strumentalizzare o cavalcare il tema della sicurezza senza inserite tutte le tematiche che lo riguardano, non rende una informazione trasparente - ha aggiunto - naturalmente ci sono situazioni che devono essere prese in considerazione e non sottovalutate. Ma non bisogna ingigantire i fatti così come avvengono”.
Anche il sindaco Lentini ha evidenziato che i fenomeni di microcriminalità “esistono, ma non sono così eclatanti da poter considerare Castelvetrano una città insicura”.
Ironia della sorte, proprio il giorno dopo è accaduto un furto notturno in un negozio della centralissima via Vittorio Emanuele: una macchina in retromarcia ha distrutto la porta vetro del locale e i ladri hanno rubato una settantina di euro.
Scatenati i commentatori del web: “E adesso come la mettiamo? Avete appena detto che l’emergenza non c’è”. Ma sui social è difficile spiegare le cose con i numeri e le statistiche. E anche se questo furto non dimostra che invece l’emergenza sicurezza ci sia, l’eco emotiva fornisce ulteriore materiale per una percezione opposta.
Certo, il degrado e la microcriminalità va combattuta ma, almeno fino ad oggi non sembra affatto direttamente collegata alla movida, come invece succede in tante altre città. Per esempio Marsala, dove qualche giorno fa un ragazzo è stato colpito alla testa con un machete.
Ma in passato, a Castelvetrano, davvero andava tutto bene?
Non proprio. E a lagnarsene, più di dieci anni fa, erano proprio i mafiosi. Qualcuno raccontava le lamentele di Gaspare Como, cognato di Matteo Messina Denaro. Dalle intercettazioni dell’operazione antimafia Eden 2: “Castelvetrano è diventato un paese che sono tutti ‘alla rotta’ (allo sbando, ndr), sparano pure ai cartelli… vanno facendo un mare di danno, quando è successo, gli abbiamo detto: ‘Picciotti… datevi una regolata, perché vedi che qua succedono cose brutte! Picciotti, finitela di fare danni!’ e uno mi risponde dice: ‘Io sono ladro di trattori…’, quello mi fa: ‘Io mi faccio le persiane alla Triscina!’, Nicola dice: ‘Io sono ladro di appartamento!’… Si gira il cognato di Mattè, dice: ‘Ma tu lo hai come mestiere allora!’ […] ‘Allora picciotti, vi dico una cosa: uomo avvisato, mezzo salvato… Vedi che piange il peccato per il peccatore (il giusto per il peccatore, ndr)! Finitela perché praticamente succede una guerra! Perché ci sono lamentele… per dire picciotti, date una sistemata a questi… oh…”.
E “questi” erano castelvetranesi. Non extracomunitari.
Egidio Morici