Un maresciallo della Compagnia dei Carabinieri di Monza, 55 anni, è stato condannato dalla Corte dei Conti a risarcire il Ministero della Difesa e il Comando Generale dell’Arma per un totale di 46.798,70 euro. Il motivo? Assenze ingiustificate dal servizio per un totale di 433 giorni, spacciati come malattia, ma che secondo le indagini il militare ha trascorso conducendo una vita ben diversa da quella di un convalescente.
Le assenze: due periodi sospetti
Le assenze risalgono a due tranche: la prima dal 17 giugno 2020 al 27 gennaio 2021 per 225 giorni e la seconda dall’8 giugno 2021 all’8 dicembre 2021 per 184 giorni. Durante questi periodi, l'indagine interna e i successivi accertamenti hanno rivelato che il maresciallo si era allontanato più volte dal proprio domicilio, violando le fasce di permanenza domiciliare previste. Inoltre, sono emersi spostamenti non autorizzati, incluse visite a centri commerciali e viaggi in Sicilia e Puglia.
L’inchiesta: celle telefoniche e acquisti
I magistrati contabili hanno ricostruito nel dettaglio gli spostamenti del maresciallo. Attraverso l’analisi delle celle telefoniche, le transazioni con carta di credito e una consulenza medico-legale, è stato accertato che l’uomo frequentava luoghi lontani dalla sua residenza e faceva acquisti di beni non di prima necessità. Viaggi documentati, tra cui una vacanza in Sicilia e una in Puglia, hanno ulteriormente aggravato la posizione del militare.
La difesa e le accuse mediche
Il maresciallo aveva prodotto certificati firmati da sanitari di fiducia per giustificare le sue prolungate assenze. Tuttavia, secondo la consulenza medico-legale depositata nel 2022, le lesioni riportate in tre accessi al pronto soccorso non erano compatibili con i lunghi periodi di malattia dichiarati. I giudici hanno bollato i certificati come “semplici affermazioni apodittiche” senza alcun fondamento medico solido.
La sentenza e il risarcimento
Dal punto di vista penale, il maresciallo è stato ammesso alla messa alla prova e ha già risarcito 626,65 euro per sei giornate di assenza dichiarate illegittime. Tuttavia, la Corte dei Conti ha stabilito che i giorni da contestare fossero ben 433, imponendo al militare di restituire quasi 47.000 euro di stipendi percepiti ingiustamente.