Ogni anno la storia non cambia. I disagi sono ormai una consapevolezza per il viaggiatore. Epidemia di inefficienza che si estende in tutti i mezzi di trasporto, dalle navi ai treni, dagli aerei alle super-trafficate autostrade. In particolare sono molte le denunce fatte dai passeggeri dei traghetti che collegano la terra ferma con le isole minori siciliane. Una lettrice racconta la sua odissea per raggiungere Pantelleria: ‹‹collegamento da Civitavecchia o Napoli per Palermo, partenza alle 20 della sera e arrivo alle 7.30 del giorno successivo. Ma il traghetto per Pantelleria a Palermo non c’è, parte da Trapani, 120 chilometri di autostrada. Arrivati qui la coincidenza per Pantelleria, un traghetto che nep
pure i pirati somali prenderebbero per come è malridotto, parte a mezzanotte. Raggiungiamo la meta l’indomani mattina alle 6.30. Ogni anno baciamo terra, una volta arrivati. Lo faceva anche Cristoforo Colombo, ma era il 1492». La Tirrenia, a lamentele di questo genere, si difende sostenendo che è normale che in periodi di elevato traffico di passeggeri il livello di pulizia dei mezzi non sia nello standard. Un grosso armatore come la Tirrenia, però, proprio in questi periodi dovrebbe dimostrare il proprio prestigio mantenendolo, lo standard. La scarsa adeguatezza non si riscontra solo in termini di pulizia e manutenzione dei traghetti. Anche, e soprattutto, dal punto di vista organizzativo i trasporti marittimi presentano spesso ambiguità . Ce lo racconta Antonio: «Dovevo portare dei mobili per arredare la casa al mare in Sicilia, ho il mio furgone e sono andato in agenzia. Un’ora a cercare una soluzione economica e poi l’abbiamo trovata con Snav, Civitavecchia-Palermo e ritorno. Mi sono imbarcato come passeggero, avvisato che non avrei avuto il carico assicurato. All’andata tutto bene, al ritorno, furgone vuoto, mi hanno fatto pagare 80 euro di non so ancora cosa, hanno detto che non potevo viaggiare come passeggero, dovevo fare un biglietto merci. E perché all’andata era tutto ok?».
Le richieste di un miglioramento dei collegamenti con le isole minori non provengono solo da cittadini e vacanzieri comuni. Hanno alzato la voce un po’ di tempo fa anche i sindaci e gli amministratori delle isole minori. In particolare, già nel gennaio 2009, i consigli comunali di Ustica e Favignana occuparono simbolicamente la sala della motonave Filippo Lippi nel porto di Palermo, per protestare contro i tagli annunciati dalla Siremar (Tirrenia) nelle rotte marittime.
Proteste, queste, che si sono assottigliate in maggio grazie ai fondi stanziati dall’Ars (81 milioni di euro) per il completamento dei collegamenti tra Sicilia e isole minori.
L’ampliamento della rete di collegamenti, in atto dall’1 giugno, prevedeva tra l’altro le tratte Trapani/Favignana/Levanzo/Ustica/Napoli (aliscafo), Palermo/Ustica (traghetto), Milazzo/Vulcano/Lipari/S.M. Salina (traghetto) e anche la linea Pantelleria- Lampedusa assente da trent’anni. Lo stesso sindaco di Pantelleria si è dimostrato soddisfatto dalla messa in opera di nuove e più ampie tratte: «Abbiamo ottenuto dalla compagnia “Traghetti per le isole” un collegamento Trapani-Pantelleria attivo tutto l’anno, in particolare fino a metà settembre ogni giorno alle 14». Il flusso di passeggeri che intendono approdare nelle più belle e piccole isole del Mediterraneo ogni anno ammonta a circa 8 milioni. Dalle testimonianze pervenuteci non sembra che i lavori fatti per migliorare il servizio siano andati completamente a buon fine. I motivi potrebbero essere vari. Certo, bisogna precisare che i sindaci delle piccole isole hanno spesso preso, uniti, posizioni ferme e decise contro queste inefficienze. Inefficienze causate dal ristretto numero di corse, condizione sfavorevole per i pendolari, e che è stato avvertito anche dagli albergatori che accusano le stesse compagnie navali. Poi c’è anche una questione di impatto ambientale. Certe isole minori non potrebbero sopportare, in termini ambientali, un afflusso di turisti “mordi e fuggi” per un mese l’anno, così sono più propensi a mantenere il numero di corse estive pari a quelle invernali.
Certo è che sarebbe una bella scusa. Fatto sta che il Mar Mediterraneo è caratterizzato da un’elevato numero di isole-paradiso che lo rendono unico al mondo. Il paradosso è non riuscire a valorizzarle. La buffonata, non volerle condividere. La vergogna, non riuscire a raggiungerle.
Francesco Appari