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27/10/2009 04:36:07

La storia di Sara, che occupa le case sfollate di Via Mazara

La signora Sara ci aspetta davanti a quello che era il portone del palazzo. E’ il primo giorno in cui lei ed il figlio possono cucinare un piatto di pasta. Sembra di partecipare ad un servizio sugli sfollati abruzzesi, lo sfondo è lo stesso. Palazzi lesionati, spazzatura negli angoli, mobili abbandonati per strada e, per non farci mancare nulla, un furgone in avanzato stato di decomposizione. Ex dipendente del Comune di Marsala, orfana di guerra, ha cominciato nel 1975 come bidella, poi divenne centralinista e nel 2004 è andata in pensione con la qualifica di assistente igienico-sanitaria. Il suo racconto comincia dalla denuncia fatta da una vicina, che secondo lei è la scintilla che ha causato lo sfollamento. La signora Sara non giustifica tanto clamore, “Non si sono accorti di noi per trent’anni e l’anno scorso hanno portato il panettone. Io non mi sono mai lamentata, quando c’era un buco lo rattoppavo”. In realtà la situazione anomala delle fatiscenti case popolari di Via Mazara è emersa grazie ad un approfondito lavoro dell’avvocato Salvatore Giacalone, che ha scoperto, per conto dell’Amministrazione Comunale, a quale ente appartenevano le case (un vecchio ente disciolto…) e ne ha curato i trasferimento all’Istituto Autonomo Case Popolari. Avvenuto il trasferimento, si è reso necessario avviare il procedimento per lo sgombero delle palazzine, tra l’altro occupate abusivamente.
Il 1° agosto tutte le 24 famiglie vengono sfollate. Sara e il figlio non hanno ancora trovato una casa e per due giorni dormono all’aria aperta, nello spiazzale davanti l’edifico. Qualcuno le trova un bilocale ma, è troppo sporco per andare a viverci. La situazione rimane invariata pertanto decidono di ritornare a dormire nella vecchia casa, tolgono i sigilli ed entrano. Loro non si scoraggiano e continuano a cercare casa ma non riescono a cavare un ragno dal buco. Sara sostiene che i proprietari, appena sanno che l’affitto lo pagherebbe il Comune, si tirano indietro, e comunque lei non ha i soldi per pagare la caparra, il figlio è disoccupato e la pensione non basta. Un giorno di metà settembre la signora riceve la visita di un vigile urbano con un gruppo di lavoratori del Comune, probabilmente precari ex articolisti. Chiedono ai due di abbandonare l’abitazione, ma a seguito del rifiuto della signora chiamano i Carabinieri che, una volta sul posto, procedono ad un secondo sfollamento. Questi avvenimenti risultano verbalizzati. Il giorno seguente arrivano gli operai dell’IACP di Trapani per murare l’ingresso.
La signora Sara ed il figlio, a questo punto, vivono per una ventina di giorni in strada, sempre nello spiazzale davanti il palazzo. Gli operai dello IACP, che in quei giorni smontavano i ponteggi, le portavano il caffè e le scattavano delle foto. L’unico aiuto che ricevono in quei giorni proviene da qualche vicino che portava loro da bere. I ragazzini della zona contribuivano con dei panini. Arrivano le prime piogge, qualche passante notturno si avvicina per chiedere se fosse una prostituta. Il figlio nel frattempo perde 20 Kg a causa delle precarie condizioni...
Una notte la signora Sara chiama qualcuno e fa sfondare la parete dell’ingresso. I bambini li aiutano a salire, portano le poche vettovaglie. Dopo qualche giorno ritorna il vigile con gli articolisti ma questa volta non chiama i Carabinieri, chiede alla signora di non raccontare del breve soggiorno all’addiaccio: il Comune dichiarerà che non ha trovato casa e che la cosa si sarebbe sistemata.
Oggi, dopo aver racimolato qualche soldo tra i conoscenti, la signora Sara si è potuta permettere una bombola del gas e un piatto di pasta. Ora vuole solo lavarsi. Non vuole andare via dalla sua casa, se proprio vogliono aggiustare qualcosa, che riparino il bagno.
Questo è la storia che ci ha raccontato la signora Sara, una storia in cui ci sono altre comparse, Commissari, Assessori, Ingegneri e ras di quartiere. Ognuno di questi è passato attraverso il suo calvario lasciando solo tanta confusione. Chi le diceva che non avrebbero staccato la luce, chi sosteneva che tanto il Comune non ha soldi e alla fine tutto si sarebbe risolto con dei lavori interni. La signora Sara poi non capisce perché in una di queste case sfollate hanno lasciato i mobili dentro. Non capisce perché nei palazzi accanto, quelli a tre piani, i tetti sono fradici e non hanno mai pensato di sfollare gli inquilini.
Abbiamo parlato anche con i vicini, quelli che abitano nelle case popolari a schiera, all’ombra dei palazzi abbandonati. Loro chiedono che questi siano messi in sicurezza e che la spazzatura, che è tanta, venga rimossa. Ci tranquillizzano dicendo che la signora Sara, per loro, può stare quanto vuole, perché neanche si sente.
Tutto questo accade a Marsala, nell’Anno di Grazia 2009, dove la gente può ritrovarsi a dormire per strada anche senza terremoto e perdere 1 Kg al giorno senza andare all’Isola dei Famosi. Una città che sogna bandiere blu ma, in questo caso, merita un cartellino rosso.