E il bilancio è più che preoccupante: oltre il 60 per cento dei posti (112) sono rimasti scoperti. Ed è allarme soprattutto in Sicilia, visto che la quasi totalità delle procure (13 su 14), è rimasta senza aspiranti. “E’ una tragedia” dice il consigliere Dino Petralia, che giudica “incredibile” la desertificazione di procure che stanno conducendo importanti inchieste di mafia, come quella che qualche giorno fa ha portato all’arresto del numero due di Cosa Nostra Mimmo Raccuglia.
“Siamo in un momento di forte criticità che non potrà che peggiorare se non si cambia la legge”: così il procuratore di Palermo, Francesco Messineo, ha commentato la notizia che per i 16 posti vacanti nell’ufficio requirente del capoluogo non è stata presentata alcuna domanda. “Questa situazione – spiega Messineo – è determinata essenzialmente da due cause: la legge, ora, preclude ai magistrati di prima nomina lo svolgimento delle funzioni monocratiche quali sono quelle dei pm. Quindi un bacino importante da cui si attingeva prima, che era proprio quello dei nuovi entrati in magistratura, non può più essere sfruttato”. “Inoltre – prosegue – è innegabile che la paventata separazione delle carriere disincentivi le domande di trasferimento in Procura. Si teme, infatti, di restare intrappolati per sempre in una carriera”. Quali che siano le cause, comunque, la situazione dell’organico nell’ufficio palermitano è grave e potrebbe peggiorare viste le domande di trasferimento pendenti. Nell’ordinario i posti scoperti sono 15 (su 40 magistrati a Palermo ne sono in servizio 25). “Meno drammatica – conclude Messineo – è la situazione della Dda dove “su 22 posti ci sono solo due scoperture”.
Oltre a quella di Palermo tra le procure rimaste senza aspiranti ci sono quelle di Caltanissetta (dove sono state riaperte le indagini sulle stragi mafiose e dove resteranno scoperti 4 posti), Catania (8 scoperture), Ragusa (2), Messina (5), Trapani (2) e Agrigento (3). L’unica procura siciliana che ha ricevuto una domanda valida è quella per i minorenni di Catania. “Oltre il danno, la beffa” commenta sconsolato Petralia, visto che quel posto sarà coperto con un magistrato della procura ordinaria della stessa città , sguarnendo ulteriormente quell’ufficio giudiziario.
Tre procure saranno destinate a chiudere i battenti (cioè potranno funzionare solo con magistrati presi in prestito da altri uffici) e altre 14 sull"orlo del fallimento": sono tragiche le conseguenze della fuga dei magistrati dalle procure. E a segnalarle è il consigliere del Csm Alfredo Viola, presidente della Terza Commissione di Palazzo dei marescialli, quella che aveva bandito il concorso per coprire 197 posti nelle procure italiane. Viola parla di "bollettino di guerra", visto che i due terzi dei posti (121) resteranno scoperti. "Ma non è il solo dato in netto peggioramento: 'chiuderanno' - avverte - le Procure di Enna, Mistretta e Sciacca, dove non resterà in servizio alcun sostituto, mentre sull'orlo del fallimento, con un solo sostituto in servizio, resteranno Crotone, Gela, Barcellona Pozzo di Gotto, Patti, Vigevano, Nicosia, Melfi, Ivrea, Vasto, Lanusei, Sant'Angelo dei Lombardi, Sala Consilina, Casale Monferrato e Mondovì" E non è tutto: "Rasenteranno il vuoto, con soli 2 sostituti, Termini Imerese, Locri, Ragusa, Paola, Nuoro, Caltagirone e Vercelli. In complesso, ben 70 uffici avranno un indice di scopertura maggiore o uguale al 20%. Ed altre saranno costrette ad operare in condizioni estremamente difficili".
“La fuga dalle procure – spiega il consigliere Petralia – è l’effetto dello spauracchio della separazione delle carriere; ma anche della situazione di collasso operativo in cui le procure si sono venute a trovare per effetto della norma che impedisce ai magistrati di prima nomina di svolgere le funzioni di pubblico ministero: nessuno ci vuole più andare a lavorare perché il carico di lavoro è insostenibile”. E le prospettive sono sempre più fosche: “Stiamo arrivando all’assurdo di avere in servizio nelle piccole e medie procure solo il dirigente, come per esempio a Enna”.
"Delicate indagini soprattutto negli uffici meridionali rischiano di essere veramente compromesse". L'allarme è del presidente dell'Associazione nazionale magistrati Luca Palamara e si riferisce alla fuga dei magistrati dalle procure. Un fenomeno, che secondo il leader del sindacato delle toghe, ha cause precise: "Il continuo tam-tam mediatico sulla separazione delle carriere unito al noto problema del divieto di destinare agli uffici di procura i giovani magistrati stanno producendo questi risultati negativi, che rischiano di acuire il problema della funzionalità degli uffici giudiziari". L'Anm, perciò, rinnova la richiesta al ministro della Giustizia Alfano di apportare "correttivi" alla norma che impedisce ai magistrati di prima nomina di fare i pubblici ministeri.
A Trapani, a fronte di due pm trasferiti proprio di recente, solo uno ne è stato assegnato dal ministero, il sostituto procuratore Cristiana Macchiusi ma adesso si profila il trasferimento di tre magistrati, in un sol colpo: i pm Andrea Tarondo, Paola Biondolillo e Vito Bertoni. Ieri il Csm ha dato il via libera con l'assegnazione delle sedi ai tre magistrati, rispettivamente Bologna, Milano e Firenze, i trasferimenti non saranno immediati, il procuratore Bodero Maccabeo avrebbe l'interesse a chiederne il cosiddetto «posticipato possesso» per permettere ancora un ulteriore prolungarsi dei tempi previsti almeno per un altro anno, ma è cosa certa che la Procura di Trapani è destinata a trovarsi oltremodo sotto organico.