Più che i dipendenti pubblici, sono i privati i responsabili negli ultimi cinque anni di oltre il 40% dei reati contro la p.a.: oltre seimila truffe aggravate per ottenere fondi e finanziamenti pubblici e quasi tremila indebite percezioni dei contributi. In particolare, la Sicilia è la regina indiscussa delle truffe con 853 casi su 6.293 (il 13,5%), seguita da Veneto, Lombardia e Campania, mentre si piazza al secondo posto per le percezioni indebite, dietro la capofila Puglia e davanti a Piemonte e Calabria. Complessivamente si tratta di reati che soltanto l'anno scorso hanno portato in tutta Italia a citazioni in giudizio da parte della Corte dei conti per importi superiori ai 139 milioni di euro.
Se la scure del ministero si abbatte questa volta contro i privati, sono «assolti», invece, i dipendenti pubblici. Riguardo al personale della p.a., infatti, gli esperti del dicastero sottolineano «come negli ultimi 5 anni i reati di corruzione e concussione, caratterizzati dalla grave infedeltà del dipendente pubblico, si attestino su livelli assolutamente esigui, sia rispetto al numero totale dei reati (708 e 662), sia riguardo al numero dei dipendenti (tre milioni 650 mila)». E anche nelle citazioni in giudizio della Corte per fatti di corruzione sono stati contestati importi leggermente superiori ai 69 milioni di euro.
A dire la verità , nella relazione completa del Saet, si dice anche che nel 2008 la Corte ha emesso sentenze su fatti di corruzione con condanne per oltre 117 milioni di euro, «dato estremamente rilevante rispetto a quello degli anni precedenti (nel 2007 furono 18,8 milioni)». Il fenomeno appare dunque in crescita, ma anche qui il ministero getta acqua sul fuoco: «Il 'problema corruzione' pesa il 4% del totale degli importi delle citazioni in primo grado».
Il fenomeno è senz'altro rilevante in Sicilia, dove si concentrano 144 dei 1.370 reati di corruzione e concussione degli ultimi cinque anni (il 10,5%), anche se la capofila nazionale è la Lombardia, seguita dalla Campania e dall'Isola. Bisogna comunque considerare che lo studio del ministero ha preso in considerazione dati assoluti senza rapportarli alla popolazione e al numero di dipendenti pubblici delle varie regioni. In ogni caso, secondo l'analisi, la distribuzione dei reati contro la pubblica amministrazione in Italia si presenta a «macchia di leopardo», anche se l'impatto della criminalità mafiosa in Calabria, Sicilia, Puglia e Campania si fa sentire nel «peso» di queste regioni sul dato nazionale relativo a corruzione e concussione