È quanto ha dichiarato, ieri, in Tribunale, un ispettore di polizia (Ferro) incaricato dalla Procura di eseguire una serie di accertamenti nel corso dell'inchiesta sfociata nel processo ''Canale Vincenza + 16'' relativo ad un'ipotesi di abusivismo edilizio, con ''violazioni delle norme e dei vincoli sulla tutela paesaggistica della riserva naturale dello Stagnone'', commesso sull'Isola Lunga nell'ambito dei lavori di ristrutturazione di alcuni vecchi immobili trasformati in Eco Resort dalla società ''Antiche Saline''.
Il poliziotto ha rivelato l'assenza dell'autorizzazione regionale, fondamentale se si considera che le opere sono state realizzate all'interno di una riserva naturale, rispondendo alle domande del pm Anna Sessa.
''E l'articolo 23 della legge 14/88 sui parchi e le riserve - evidenzia Enzo Sciabica, responsabile di Ekoclub, una delle associazioni ambientaliste costituitesi parte civile nel processo - recita che dalla data di istituzione delle riserve, le previsioni degli strumenti urbanistici approvati o adottati diventano inefficaci. Tutto fa capo, in pratica, all'assessorato regionale Territorio e Ambiente…».
Il processo è stato, poi, rinviato all'11 marzo prossimo, quando saranno chiamati a testimoni
are due funzionari comunali, gli ingegneri Gianfranco D'Orazio, dirigente del settore Urbanistica, e Francesco Patti, attuale responsabile dei Lavori pubblici, che in precedenza occupava la stessa poltrona di D'Orazio. Nell'udienza successiva, infine, sarà ascoltato il consulente dell'accusa, l'ingegnere Crosta.
Antonio Pizzo - La Sicilia