politica straordinaria, a tutti i livelli istituzionali, che sia in grado di fronteggiare una crisi che rischia di cancellare agricoltura e zootecnia siciliana". Lo afferma l'assessore alle Risorse agricole, Titti Bufardeci, commentando il dossier sullo stato di crisi dell'agricoltura siciliana sui parametri economici fondamentali del settore.
Nella scheda analitica redatta dagli uffici dell'assessorato, sono raccolti i dati 2009 del reddito medio per ettaro, con la comparazione rispetto al triennio precedente. La produzione cerealicola subisce una contrazione dei redditi del 38%: da 124,1 euro del triennio precedente si passa ai 76,74 euro del 2009. Il crollo è causato solo in parte della lievitazione dei costi di produzione, che passano dai 426,5 euro per ettaro del triennio precedente ai 447,8 euro del 2009. I coltivatori pagano molto caro il crollo del prezzo alla vendita: la rilevazione 2009 stimava un reddito di 15,77 centesimi per chilo di grano, ma i primi dati del 2010 abbattono ulteriormente il valore a 13 centesimi per chilo.
Continua a crollare il valore delle produzioni dell'ulivo da olio, con le gravissime perdite subite a causa delle condizioni dei terreni. Se nel periodo 2006-2008 il reddito negativo era di 802 euro per ettaro, nel 2009 è di 1055,6 euro.
Confermato il trend negativo nel settore uve da vino. Ogni ettaro di terreno vale 1028 euro per i produttori, rispetto ai 1919 del precedente periodo. La contrazione dei redditi è stimata dall'amministrazione regionale con un -46%. Meno sensibile la riduzione dei redditi per le uve da tavola, che contengono le perdite con un -25%: si passa da 1635 euro di reddito a 1230 euro.
Ridotto anche il valore di produzione nel settore agrumicolo: le arance generano redditi ridotti del 17% (2575 euro contro i 3088 del triennio precedente).
Unici segnali positivi arrivano dalla coltivazione di ortive da campo e di serra che riescono a raggiungere valori positivi nei redditi, con incrementi rispettivamente del 7 e del 2%. Profondo rosso anche nel settore zootecnico: i redditi crollano del 41% nel settore ovi caprino e del 39% in quello bovino.