Sulla lettera è intervenuta la prof.ssa Francesca Incandela, presidente della Associazione Antiracket: «Questa è la "rivoluzione culturale" di cui hanno bisogno Mazara e la Sicilia. Vogliamo in modo "presuntuoso" pensare che la presenza di un'associazione antiracket abbia provocato questa crisi di coscienza. Noi stiamo dalla parte dei figli e lanciamo un appello affinché anche forze istituzionali e politiche dichiarino pubblicamente, visto che non lo hanno ancora fatto, da che parte stanno. Ai tre giovani non dico "bravi" dico soltanto che la dignità della persona vale questo gesto. I mafiosi danneggiano l'economia, il lavoro onesto, il territorio è cosa pubblica anche la lettera deve essere pubblica. Insisto: perchè Sucameli era nell'ufficio appalti?».
Francesco, Alessandro e Dario Sucameli avevano scritto nel 18° anniversario della morte di Paolo Borsellino. «In questo giorno decidiamo di onorare la sua memoria, quali figli di un imputato per mafia, testimoniando la nostra indignazione per lo scempio che del nostro nome ha fatto nostro padre e chiedendo scusa a quanti sono stati direttamente o indirettamente colpiti dalla sua azione criminosa... E in primo luogo chiediamo scusa ai cittadini mazaresi, quelli onesti, che ogni mattina sperimentano la fatica di una vita dignitosa, senza padroni né padrini.… Voglia essere questo il nostro piccolo contributo di testimonianza e di resistenza alla Sicilia onesta». In un'ulteriore nota, avevano sottolineato: «Rinneghiamo le sue scelte e non certamente la sua figura di padre: anche lui può scegliere finchè c'è vita».