Invece occorre recuperare una vera identità mediterranea, e ciò può essere fatto solo scoprendo la ricchezza antropologica dell’area.
Continuiamo a parlare in termini geografici, di paesi ed aree, ma conosciamo poco delle culture, non andiamo alla ricerca di ciò che unificante, non cerchiamo di risolvere gli aspetti dissonanti”. Pertanto Mogavero ha invitato tutti a cercare convergenze e ad essere protagonisti. In questo senso ha confermato il suo impegno ad andare in Libia e incontrare Gheddafi “ma non per cercare una ribalta, ma per spezzare il muro di contrapposizione e di mille problemi che esistono tra noi e la Libia”. “Bisogna cercare dei contatti – ha detto Mogavero – fuori dai contesti istituzionalizzati”. “Noi abbiamo la responsabilità di offrire una elaborazione culturale che faccia da sfondo a tutti i temi in campo. – ha concluso Mogavero - E dobbiamo portare avanti l’utopia di un nuovo umanesimo mediterraneo. In questo quadro Sponde si pone come luogo di incontro, come esperienza di scambio, come laboratorio di riflessione, e come cantiere di progettualità”. Proprio in questa logica sono state presentate alcune delle iniziative concrete che verranno messe in concreto nei prossimi mesi per favorire un percorso di pace nel Mediterraneo: da un corso di formazione per giornalisti dell’area euro mediterranea, ad iniziative in campo sociale e culturale.
Il Prof. Nadir M. Aziza ha infine concluso Sponde 2010 con il suo intervento: “Costruire il dialogo è necessario, ma le buone intenzioni non bastano. Il vero dialogo ha bisogno di altre motivazioni, e deve essere fondato sulla profonda convinzione della sua necessità obiettiva. Nel Mediterraneo incombono minacce di tutti i tipi. Se a ciò aggiungiamo la paura e l’incomprensione tra di noi, capiamo che solo il dialogo può essere la via d’uscita da questa crisi”.