nell'inchiesta coordinata dal pm della procura del capoluogo, Fabiola Furnari, e dall'aggiunt
o Maurizio Scalia. Sequestrate anche sette aziende.
Dall'indagine è emerso che l'associazione criminale, in cui ciascun componente aveva un ruolo preciso, rubava il rame, che per il suo valore è anche chiamato oro rosso, lo ricettava e lo riciclava. Per nasconderlo, dopo i furti, venivano utilizzati depositi di diverse imprese che formalmente svolgevano attività lecite.
Notevole il volume d'affari della banda che avrebbe trattato decine di migliaia di chili di rame.