Cimino, noto commerciante di abbigliamenti di Porto Empedocle, è accusato di avere comprato, in occasione delle elezioni regionali del '96 e del 2001, i voti perche' il figlio fosse eletto dalle cosche agrigentine. Nell'indagine è coinvolto anche il deputato regionale, inquisito per concorso in associazione mafiosa, perché secondo alcuni collaboratori di giustizia sempre in cambio di denaro avrebbe favorito imprenditori legati alle cosche nell'assegnazione di appalti pubblici.
A parlare ai pm della compravendita dei voti da parte del padre del parlamentare sono gli ex capimafia, ora collaboratori di giustizia, Maurizio Di Gati, Pasquale Salemi e Alfonso Falsone. Secondo i pentiti a ciascuna cosca, coinvolta nel commercio dei voti, nel '96, sarebbero andati circa 10 milioni di vecchie lire.