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10/11/2010 07:14:24

Perla Genovesi tira in ballo Francesco Pizzo. Lui : "Allucinante. Tutte menzogne"

nomi delle persone coinvolte in  coca party in provincia di Trapani, ha fatto il nome di Francesco Pizzo, marsalese, esponente del Psi e già assessore al turismo della Provincia di Trapani,. "E' allucinante - ha dichiarato Pizzo,  intervenendo al Volatore di Rmc 101 - conosco a malapena questa signora, l'avrò vista non più di tre volte, ma di sfuggita ...  Non ho mai partecipato a feste organizzate da lei e non ho mai assunto droga. Fatemi pure i test ...". Pizzo ha annunciato querela per la Genovesi: "E' incredibile che io, che tra l'altro non frequento più il territorio di Marsala e della provincia, perchè vivo fuori da anni, venga coinvolto in questa storia, che assolutamente sconosco se non per quanto letto nei giornali". L'intervista integrale a Pizzo sarà pubblicata domani su www.marsala.it

 


9,00 - Candidature vendute a 150mila euro. Ne parla ai pm di Palermo la pentita Perla Genovesi. Secondo la donna, arrestata per narcotraffico quest'estate insieme ad un uomo, Paolo Messina, di Campobello di Mazara, dietro ci sarebbe l'agenzia pubblicitaria del figlio del senatore del Pdl Marcello Dell'Utri. Gli aspiranti parlamentari, in cambio di 100-150mila euro, avrebbero avuto l'assicurazione di essere candidati alle elezioni del 2006. Ma i soldi, formalmente versati alla societa' per l'organizzazione della campagna elettorale, sarebbero andati a Forza Italia. Genovesi ha anche rivelato che nello stesso periodo in provincia di Trapani venivano organizzate feste a base di coca e sesso con alcuni politici del Pdl.

 Genovesi ha raccontato i retroscena di un vero e proprio "mercato" delle candidature che sarebbe ruotato attorno a Marcello Dell'Utri e a Forza Italia. "Mi avvicinò una persona e mi disse che il figlio aveva lavorato con il figlio di Dell'Utri in un'agenzia di pubblicità e mi riferì praticamente che quelli che volevano una candidatura buona pagavano dai 150 mila euro più o meno", ha raccontato la Genovesi. "Mi sfugge il nome dell'agenzia - ha proseguito la donna - che è sicuramente conosciuta. E' un'agenzia pubblicitaria dove praticamente facevano risultare questi soldi come una campagna elettorale per il politico. Sui soldi si poteva trattare, si poteva scendere anche a 100 dipendeva dalla candidatura, da quanto poteva essere buona".

La pentita ha spiegato che i soldi venivano formalmente imputati alle spese sostenute dall'agenzia per la pubblicità. Invece, parte sarebbe andata realmente alla campagna elettorale - ad esempio all'allestimento dei cartelloni - il resto, la somma maggiore, sarebbe stata, invece, il corrispettivo versato in cambio della candidatura. "Sarebbe stato legittimo - dice la pentita - se uno decideva di investire questi soldi per una campagna elettorale, ma non per avere una candidatura. E invece non era solo per la campagna pubblicitaria; era per avere la candidatura principalmente». Perla Genovesi sottolinea infatti ai magistrati che con la legge elettorale del 2006 fondamentale per l'elezione è la posizione nella lista. Essere nei primi posti garantisce di fatto il seggio. «La campagna pubblicitaria era una conseguenza, - conclude - anche perchè se era una candidatura non c'era bisogno della campagna pubblicitaria, perchè la campagna serviva per avere i voti, ma se loro mi davano una candidatura in una buona posizione non servivano i voti perchè entravano comunque poi a far parte dei senatori. Insomma per come è la legge elettorale non e più tanto in base ai voti ma in base alla posizione nella lista».
  Questa giovane dalla doppia vita a cavallo tra i politici romani che oggi occupano le poltrone più importanti del governo e i narcotrafficanti siciliani era arrivata a parlare con Villa San Martino. Il Fatto Quotidiano ha visionato i tabulati telefonici della ragazza nei quattro anni che hanno segnato la sua ascesa dall’Emilia alla Capitale e, in un articolo di Marco Lillo, ha scoperto ben 48 contatti (in entrata e in uscita, tra telefonate e messaggi sms) con il telefono di Arcore. Nello stesso periodo Perla Genovesi aveva contatti e collaborava con i narcotrafficanti Vito Faugiana e Paolo Messina, arrestati con lei nel luglio scorso. A pagina 42 dell’Espresso di questa settimana si racconta più o meno la stessa storia: i primi riscontri arrivano da intercettazioni iniziate cinque anni fa. In una nota riservata alla procura, ad esempio, i carabinieri scrivono che già nell’aprile 2005 Perla “contatta villa San Martino ad Arcore”, cioé la residenza di Silvio. E riassumono che la donna “ha fatto da tramite in una transazione economica tra soggetti di Milano e gli indagati”. Poi, la bomba: “si ipotizza che la merce venduta sia droga“.

Scrive ancora il Fatto: Quando hanno visto i 48 contatti con Arcore, inizialmente gli investigatori hanno pensato al Cavaliere. Era naturale accoppiare l’utenza 039 6013… di Arcore, intestata all’Immobiliare Idra (società proprietaria di gran parte delle ville di Berlusconi) al padrone di casa. Quel numero era stato rinvenuto tanti anni fa nella memoria del cellulare di Marcello Dell’Utri come recapito riservato per contattare l’amico Silvio. In realtà, esaminando alcune telefonate intercettate sull’utenza di Perla Genovesi, si è scoperto che quando chiamava quel numero la ragazza cercava non Silvio ma Sandro. Il 16 aprile 2005, al centralinista che risponde “Villa San Martino”, infatti, secondo i Carabinieri, “Perla chiede del Dott. Giuseppe Villa che però non c’è. E chiede anche di tale Bondi ma non c’è neanche quest’ultimo”. Questo è l’unico contatto con Arcore segnalato dai Carabinieri nella loro informativa nella quale si annotano anche 13 contatti con l’attuale ministro della difesa Ignazio La Russa, “tutte attinenti al suo compito ufficiale e prive di interesse investigativo”.