"Il primato di provincia più fragile va a Caltanissetta - si legge nel dossier - con l'86% dei comuni classificati a rischio, seguono Messina, con l'84% dei comuni, e Agrigento e Trapani, entrambe con il 79% delle municipalità esposte al pericolo di frane e alluvione.
Il 90% dei comuni ha abitazioni nelle aree golenali, negli alvei dei fiumi o in aree a rischio frana, il 54% delle amministrazioni presenta addirittura interi quartieri in zone a rischio, mentre il 67% ha edificato in tali aree strutture e fabbricati industriali. Ancora, nel 29% dei casi sono presenti in zone esposte a pericolo anche strutture sensibili, come scuole e ospedali".
Complessivamente, tra abitazioni, strutture industriali e strutture sensibili si può stimare che nei 273 comuni siciliani classificati a rischio dal Ministero dell'Ambiente e dall'Upi, ci siano oltre 180mila persone quotidianamente esposte a pericolo".
"Preoccupante - prosegue il dossier - la situazione della messa in sicurezza del territorio: solo nel 8% dei casi sono state avviate iniziative di delocalizzazione di abitazioni dalle aree più a rischio. Tra le amministrazioni comunali siciliane a rischio, quasi nove su dieci non svolgono ancora un lavoro complessivamente positivo di mitigazione del dissesto idrogeologico".
"Il 50% dei comuni siciliani ha predisposto un piano d'emergenza con il quale fronteggiare situazioni di crisi come frane e alluvioni, ma solo il 36% delle municipalità hanno aggiornato tale piano negli ultimi due anni, fatto estremamente grave giacchè disporre di piani vecchi può costituire un pesante limite in caso di necessita".
Sono alcuni dei dati di 'Ecosistema Rischio 2010' sui comuni siciliani presentati questa mattina da Legamabiente a Messina. "Appena il 29% dei comuni - prosegue il dossier - si è dotato di sistemi di monitoraggio per l'allerta tempestiva in caso di pericolo di alluvione o frana.
"I comuni della Sicilia ancora non sembrano aver posto le tematiche della prevenzione di alluvioni e frane tra le priorità del loro lavoro - spiega Enzo Colavecchio, Circolo Legambiente Peloritani - Regione ed enti locali devono farsi promotori di una vera e propria 'rivoluzione' sul fronte della prevenzione e della gestione dell'emergenza".
Significativo che quest'anno nessun comune siciliano ha raggiunto la classe di merito ottimo nel dossier per il lavoro svolto nelle attività di mitigazione del rischio idrogeologico. Si distingue comunque in positivo Gela, che raggiunge il punteggio di 7 in pagella.
Emergono in negativo, invece, i comuni di Bolognetta (Pa) e Ravanusa (Ag), che pur avendo abitazioni, industrie e interi quartieri presenti in aree a rischio non hanno avviato alcun intervento di delocalizzazione, nè si sono dotati dei necessari strumenti per organizzare un buon sistema locale di Protezione civile.