La nota, che è stata acquisita presso il Dap, è finita anche agli atti dell’indagine sulla trattativa tra mafia e Stato in corso a Palermo.
Il documento, infatti, secondo gli inquirenti, è fondamentale per capire se parte delle istituzioni negli anni delle stragi mafiose cercò di venire a patti con Cosa nostra, per evitare altri delitti, proprio mettendo al centro del dialogo l’eventualità di una eliminazione del carcere duro.
Il documento di Amato fu inviato al Guardasigilli successivamente alla riunione del Comitato nazionale per l’Ordine e la sicurezza pubblica del del 12 febbraio del ’93 ( lo stesso giorno in cui si insediò Conso al posto del dimissionario Claudio Martelli).
Sette mesi dopo, il 6 novembre del ’93, Conso ( lo ha rivelato per la prima volta egli stesso la scorsa settimana alla commissione Antimafia) non rinnovò il regime il 41 bis a 140 boss. Una decisione che l’ex Guardasigilli prese in “solitudine” perché riteneva utile, ha detto, al fine di fermare le stragi.
Amato, sentito dall’AdnKronos, sostiene che il documento di 75 pagine “bisogna leggerlo tutto” e identificarlo “come una proposta per eliminare il 41 bis vuol dire distorcerlo completamente”.
Si aprono dunque nuovi scenari per le stragi del ’92 e del ’93 e per le indagini sul cosiddetto “papello”.