ma soltanto per la decisione della Cassazione, che nell'ottobre 2009 sentenziò che gli Ato, pur essendo società «partecipate» dai Comuni, sono comunque strutture di «diritto privato», e quindi non si può procedere penalmente per truffa in mancanza di querela della parte che si presume lesa, per l'ex presidente dell'Ato Tp2 Emanuele Cristaldi, a seguito dell'inchiesta della sezione di pg della Guardia di finanza della Procura, è rimasta in piedi l'accusa di abuso d'ufficio. E per questo reato, Cristaldi è sotto processo davanti al Tribunale di Marsala. A difenderlo è l'avvocato Paolo Paladino.
L'abuso d'ufficio viene ipotizzato in relazione alla stipula di contratti di locazione di magazzini privati (di Vincenzo D'Angelo e Giovanna Foraci) per la custodia dei mezzi utilizzati nella raccolta dei rifiuti. E ciò nonostante il sindaco di Mazara avesse offerto in comodato gratuito i locali dell'autoparco comunale.
E sulla questione, ieri pomeriggio, in aula, è stato ascoltato il successore di Cristaldi, Francesco Truglio, che dal 2006 fino allo scorso 27 maggio, quando si è dimesso, è stato al vertice dell'Ato Tp2. Rispondendo alle domande del pubblico ministero Giacomo Brandini, Truglio ha parlato dei contratti di locazione che si è trovato sul tavolo del suo ufficio e delle fatture pagate ai privati. Evidenziando che il passaggio di consegne con la precedente amministrazione non fu certo improntato alla massima cordialità .
A seguire è stato ascoltato Franco Nicosia, responsabile del servizio finanziario dell'Ato Tp2, che ha dichiarato che «il nuovo managment (presidenza Truglio, ndr), dopo l'insediamento, ha impartito direttive per l'attuazione di una politica che mirava alla riduzione dei costi».
Alla prossima udienza, il 26 febbraio, sarà chiamato a testimoniare l'ex sindaco di Mazara Giorgio Macaddino.
Inizialmente, in concorso con alcuni imprenditori, Cristaldi era stato indagato con l'ipotesi di truffa. Per il servizio di raccolta e trasporto dei rifiuti, effettuato con i mezzi noleggiati all'Ato, alcuni imprenditori avrebbero emesso fatture per importi superiori, secondo gli investigatori, alle prestazioni realmente fornite, mentre il presidente dell'Ato avrebbe omesso di attuare controlli e verifiche sulle prestazioni.
Antonio Pizzo
La Sicilia