Sono queste le accuse mosse dalla Guardia di finanza ad un enologo marsalese, G.I., e ad un castelvetranese, G.T., sui quali pende l'accusa di bancarotta fraudolenta. L'azienda vinicola al centro dell'indagine è la «Covim srl», dichiarata fallita nel 2002 dal Tribunale marsalese, e dalle cui casse sarebbero stati sottratti, da quanto emerso dagli accertamenti delle Fiamme Gialle, 437 milioni delle vecchie lire. Una parte della somma (130 milioni) sarebbe stata distratta da G.I., gli altri 307 dal secondo indagato. A queste conclusioni la locale Compagnia della Guardia di finanza è approdata a seguito dell'esame di numerose fatture, delle scritture contabili e della relativa documentazione bancaria acquisita. La conseguenza è stata la formulazione dell'ipotesi di reato di bancarotta fraudolenta. Un'accusa mossa anche ad un 57enne marsalese che avrebbe collaborato con G.I. e G.T. per far sparire i 99 mila ettolitri di vino, quasi certamente venduti in proprio. Non contabilizzati, dunque, nel bilancio della Covim. Ai tre protagonisti della vicenda, adesso, è stato notificato l'avviso di conclusione indagini, un atto che di solito prelude alla richiesta, da parte della Procura, di rinvio a giudizio.
Antonio Pizzo - La Sicilia