L’ospedale Paolo Borsellino è nuovo, ma la sua posizione abbastanza isolata rispetto al centro città ha aumentato i problemi di sicurezza. Anche al San Biagio c’erano problemi, è chiaro, ma ora è come se i disagi di operatori e visitatori fossero aumentati. Senza un posto di polizia all’interno del pronto soccorso è difficile avere a che fare con ubriachi, tossicodipendenti o con i familiari di pazienti che vanno in escandescenze. Nel Maggio 2009 ad esempio al San Biagio ci fu un grave episodio. Il trentacinquenne E.G. , tossicodipendente, arrivò con una profonda ferita da taglio al braccio e, nonostante la gravità delle sue condizioni, rifiutava di essere medicato, minacciando con un coltello chiunque gli si avvicinasse. Medici e infermieri furono costretti a rifugiarsi in un'altra stanza. Nel nuovo ospedale, invece, un episodio simile si è avuto qualche tempo fa, lo scorso Febbraio: un uomo, al volante di una Fiat Punto, pretendeva di fare ingresso nell'area interna al nosocomio. E’ stato respinto dal portiere dello stabile, Fabio Tommaso Marinesi, e per tutta risposta lo ha accoltellato allo stomaco. E’ stato lo stesso, Marinesi, 31 anni, castelvetranese, dipendente a tempo determinato dell’Asp, a invitare l’azienda ad una maggiore sicurezza. “Sono rimasto terrorizzato” ha dichiarato Marinesi, a cui è finita di lusso, considerando che la sua ferita all’addome si è rivelata meno grave del previsto.
«Alla porta - dice Marinesi - abbiamo un gabbiotto, ma per parlare con le persone che arrivano dobbiamo uscire altrimenti ci è difficile chiedere loro dove devono andare e cosa devono fare. A questa persona ho chiesto con gentilezza dove doveva andare, ma lui mi ha risposto: 'non ti interessa dove devo andare, apri questa sbarra e basta!'. Io gli ho spiegato che se doveva recarsi al Pronto soccorso non avrei avuto difficoltà a farlo passare, ma lui mi ha risposto di no. A quel punto sono uscito dal gabbiotto, ma lui è sceso dalla macchina e mi ha aggredito. Prima con le mani, cercando di darmi uno schiaffo che io ho schivato, cosa che non è riuscito a fare lui quando io, per difendermi, ho fatto altrettanto. Nel frattempo - prosegue il portiere - ho sentito un bruciore all'addome. Ho abbassato, quindi, lo sguardo è ho visto il sangue che scorreva. A questo punto, lui è fuggito. Cercando di fermare il sangue con le mani sono andato subito al Pronto soccorso».
E qui, i medici, per chiudere la ferita, gli hanno dovuto applicare tre punti di sutura. «E' assurdo rischiare la vita per fare il mio lavoro - afferma Marinesi - non siamo tutelati, non c'è un servizio di videosorveglianza, né di guardia armata, nonostante noi abbiamo più volte evidenziato il problema ai nostri superiori».