Viene sentito dai magistrati palermitani in trasferta che hanno firmato il provvedimento urgente, considerando sussistente il pericolo di fuga: il procuratore aggiunto Antonio Ingroia (questa mattina, pero', presente a Palermo, al processo sull'omicidio di Mauro De Mauro) e i sostituti Nino Di Matteo e Paolo Guido.
Rifiutata l'ipotesi di una audizione congiunta con i magistrati nisseni che avevano indagato per calunnia gia' a dicembre il figlio di don Vito. Ora il fermo deciso a Palermo, rischia di ampliare il solco tra le due procure che su Massimo Ciancimino da tempo hanno posizioni diverse.
Nel provvedimento si fa riferimento specifico a due documenti prodotti da Ciancimino: uno, in fotocopia, era stato portato il 15 giugno scorso. L'altro, in originale, il 7 febbraio.
Dalla comparazione e' emerso che la parola "De Gennaro" era stata estrapolata dal secondo documento e riprodotta sul foglio contenente un elenco di nomi di uomini dello Stato che, secondo Ciancimino jr, sarebbero stati collusi o compromessi. Insomma, un testo truccato per incastrare volutamente, e' l'ipotesi dei magistrati, l'ex capo della polizia. "Mio padre fece quell'annotazione in mia presenza", aveva assicurato ai pm Massimo Ciancimino. Il figlio di don Vito, peraltro, dovrebbe essere sentito in aula martedi' 26 al processo Mori, su alcune circostanze specifiche emerse a seguito delle dichiarazioni di altri testimoni. Non si sa se, a questo punto, si avvarra' della facolta' di non rispondere.
Proprio nel processo Mori era stata eseguita la perizia che aveva accertato l'autenticita' di quasi tutti i documenti prodotti dal figlio di don Vito. Tranne uno, risultato frutto di un'interpolazione come quello che oggi ha portato al suo fermo per calunnia aggravata .