E' quanto emerge da un'indagine sulla percezione mafiosa condotta per il quinto anno consecutivo dal Centro studi Pio La Torre: coinvolti 2500 studenti di 94 scuole distribuite su tutto il territorio italiano.
Oltre il 90 per cento del campione esprime "nessuna o poca fiducia" nei politici nazionali e locali, un sentimento che si estende, per il 60 per cento ai giornalisti, ritenuti "a soldo di chi detiene il potere" e i sindacalisti considerati "l'emanazione di qualche schieramento politico". In Sicilia, in particolare, il 49,5 per cento del campione non avverte la presenza della mafia sul territorio, percepita invece concretamente dal 40,44 per cento degli studenti. Tra le attività legali percepite trasversalmente da Nord a Sud Italia spiccano lo spaccio di droga, il pizzo, il lavoro nero e le discariche. Il luogo di informazione primaria rimane la televisione, mentre è ancora la scuola la sede dove se ne discute maggiormente.
Quanto alle ragioni che rendono la criminalità organizzata così pervasiva, per l'83 per cento dei ragazzi la mafia è forte perchè "si infiltra nello Stato", perché "fa paura" (73,74 per cento), e per quasi il 40 per cento, Stato e mafia "coincidono". Alla domanda se sia più forte lo Stato o la mafia solo il 12,78 per cento ha risposto lo Stato, il 25,32 per cento le ritiene ugualmente forti, il 53,74 per cento la mafia. Secondo gli studenti, tra le iniziative che lo Stato dovrebbe prendere per sconfiggere la criminalità organizzata, occorre colpire la mafia nell'economia (24,19 per cento), educare alla legalità (20, 42 per cento), combattere la corruzione (20,15 pe rcento). Solo il 4,66 per cento ritiene un'arma utile incrementare l'occupazione e lo 0,59 per cento agevolare il pentitismo.