L'istanza di patteggiamento era stata accolta positivamente dal Pubblico Ministero, dottor Belvisi, che aveva reso parere favorevole in ordine alla richiesta di patteggiamento che prevedeva una pena finale di anni due, condizionata al beneficio della sospensione della pena (il predetto concordato prevedeva l'assurda applicazione delle circostanze attenuanti comuni nonchè un aumento di pena per la reiterazione del reato di appena 4 mesi).
Il GIP dottor Antonio Cavasino ha rigettato la richiesta di applicazione della pena in quanto:
"non appare giustificata la concessione delle attenuanti generiche non essendo sufficiente a giustificarla la incensuratezza dell'imputato considerata la estrema gravità del fatto, la reiterazione della condotta, il danno elevatissimo derivato dall'incendio di oltre 300 ettari di flora boschiva, e tenuto conto dell'atteggiamento processuale dell'imputato che dopo essersi avvalso della facoltà di non rispondere in sede di interrogatorio di garanzia e aver negato ogni responsabilità in sede di interrogatorio reso avanti al Pubblico Ministero ha ammesso l'addebito solo quando si è reso conto dei gravissimi indizi emersi a suo carico, senza però fornire adeguata motivazione della sua condotta gravemente criminosa. Inoltre non appare corretta la prognosi circa la futura astensione dell'imputato dalla commissione di ulteriori reati alla stregua degli elementi già evidenziati nell'ordinanza applicativa della misura cautelare. Infine la pena appare troppo mite rispetto alla complessiva gravità dei fatti di reato">>
9,00 - Ieri dinanzi al Giudice dr.ssa Lucia Fontana del Tribunale di Trapani, si è aperto il processo in danno di Castiglione Vincenzo e Azarisi Michele, entrambi imputati, il primo, reo confesso anche dell’incendio che il 17 luglio devastò buona parte del Monte Erice, unitamente al secondo, ex Comandante del Corpo Forestale di Erice, accusato di “latitanza” dal servizio in quel pomeriggio drammatico. In seno a tale processo, Amministrazione di Erice si è costituita parte civile per il tramite dell’Avv. Giuseppe Gandolfo, non solo per chiedere il risarcimento dei danni immateriali – in quanto patrimonio boschivo del demanio regionale - all’immagine della città e del suo monte devastato dall’incendio, ma anche per chiedere giustizia con l’adozione di esemplari misure in capo ai responsabili.
Ieri il colpo di scena. La difesa del sig. Castiglione, reo confesso di 2 incendi perpetrati in danno del patrimonio ericino lo scorso anno e fra questi quello del 17 luglio che, ebbe materialmente a devastare irrimediabilmente l’intero Monte Erice, ha concordato con il Pubblico Ministero dr. Belvisi, una pena finale di anni 2 con il beneficio della sospensione condizionale della pena. Dichiara il Sindaco di Erice, Giacomo Tranchida: " Non possiamo che esprimere forte indignazione per l’atteggiamento del rappresentante della Procura in ordine all’assoluta incongruità della pena accordata, non solo rispetto all’inestimabile danno prodotto, a maggior ragione nei confronti di una responsabilità reo confessa. Manifestiamo pertanto grave preoccupazione, di contro, anche a nome delle persone sopravvissute grazie all’intervento dei coraggiosi operatori che le hanno tratte in salvo, delle decine di proprietari delle case miracolosamente scansate alla certa distruzione in via S. Anna, grazie all’innegabile impegno delle centinaia di operatori antincendio e delle Forze dell’Ordine, al pari dei predetti operatori che a rischio della propria incolumità quella tragica sera/notte si sono adoperati, diversamente da altri irresponsabili – in capo ai quali si desidera anzi sapere a che punto sono le indagini condotte dallo stesso Sostituto Procuratore - nonché di migliaia di cittadini ericini che ancor oggi con noi piangono di quel fumante tempio paesaggistico ambientale ucciso dalla follia criminale, oggi “impunemente” lasciata libera di circolare per la strade ericine Auspichiamo e chiediamo che il Giudice per le Indagini Preliminari, che arà chiamato a pronunciarsi, diversamente dal paradossale atteggiamento della Procura, abbia invece a fare giustizia esemplare e non a praticare sconti di fine stagione nei confronti di uno degli attentati paesaggistico-ambientali più grande che la storia del Monte Erice abbia mai registrato, seppur con le fortunate circostanze che comunque hanno evitato la perdita di vite umane".