La ragazza era chiamata a rispondere del delitto della madre: Maria Milana, uccisa, a Valderice, tre anni fa.
La sentenza è stata emessa dal giudice per le udienze preliminari Antonio Cavasino. I pubblici ministeri Massimo Palmeri e Franco Belvisi avevano, invece, chiesto per la giovane - assisista dall'avvocato Bartolomeo Bellet - la condanna a diciotto anni di reclusione.
Maria Milana, ex dipendente dell'Agenzia delle Entrate di Trapani in pensione, vedova, madre di due figlie, venne assassinata, nell' ottobre del 2008, nella camera da letto della sua villetta di contrada Xiare, nel territorio di Valderice. Freddata con due colpi di pistola - il terzo andò a vuoto - da una persona che lei conosceva e che ha fatto entrare nella sua abitazione. Dodici giorni dopo il delitto, gli agenti della Squadra mobile si recarono nell'abitazione di Gianvito Galia, ex gente di polizia, per procedere ad una perquisizione. In casa dell'ex agente non trovarono niente. Il controllo, però, venne esteso all'auto sportiva di Galia. Sotto il sedile del lato passeggero era nascosta una pistola: la stessa - secondo gli accertamenti balistici eseguita sull'arma, consegnata ai carabinieri - che sparò contro la vedova. Per sottrarsi all'arresto, Galia impugnò l'arma, esplodendo un colpo di pistola contro un agente della Mobile. Condotto in carcere, tre giorni dopo Gianvito Galia si tolse la vita, impiccandosi.Anna Maria Marano era finita sul banco degli imputati, in seguito ad alcuni accertamenti eseguiti dai carabinieri del Ris di Messina. I militari dell'Arma avrebbe riscontrato la presenza di polvere da sparo sugli indumenti indossati dalla ragazza la sera del delitto. Circostanza, questa, che ha fatto propendere per l'ipotesi che Anna Maria Marano era presente sulla scena del crimine. A dare l'allarme fu proprio la ragazza che agli investigatori, però, avrebbe dichiarato di non essere entrata nella camera da letto dove giaceva il corpo senza vita della madre.