E' stata (anzi, è), una guerra strana, quella in Libia. Che ha coinvolto i paesi della Nato, e l'Italia in prima fila.
Nel frattempo, però, chi ha fatto fa le spese di tutto ciò è la Provincia di Trapani, che ha si ricevuto (ma sono arrivati?) dieci milioni di euro quale forma di indennizzo per i "disturbi" procurati dal Governo. Ma ormai il nostro aeroporto è operativo al 30%, proprio per fare spazio agli aerei militari impegnati in Libia. E ciò compromette non solo il traffico, ma anche le strategie commerciali del Vincenzo Florio, perchè Ryanair medita l'abbandono da un momento all'altro. E in queste condizioni ha tutte le ragioni per farlo.
Questa estate l'aeroporto di Trapani Birgi ha registrato un calo del 50 per cento dell'attività programmata e del 25 per cento di quella «consuntivata a causa del contingentamento dei voli civili per le attività militari legate alla missione internazionale in Libia» Salvatore Ombra, presidente dell'Airgest, società di gestione dello scalo, in una lettera inviata ai ministeri dei Trasporti e della Difesa, all'Enac e ad altri rappresentanti delle istituzioni e dei sindacati ha ricordato che che da sei mesi l'operatività dell'aeroporto è limitata e ha chiesto che le autorità trovino una soluzione per consentire il ritorno del traffico aereo civile di Birgi alla normalità. Ecco le richieste che l'Airgest ha avanzato: «La riconsegna del piazzale per gli aeromobili civili, l'abolizione del contingentamento dei voli, l'assegnazione di 10 milioni di euro stanziati dal governo quale ristoro dei danni economici subiti per la guerra libica, l'assegnazione dei due milioni stanziati dalla Regione per la provincia a supporto dello sviluppo di nuove rotte e del mantenimento delle esistenti».
Forse ora le cose torneranno come prima. Via Gheddafi, via gli aerei. E tornano a volare gli aerei della pace a Birgi.