Anche la popolare enciclopedia rientrerebbe infatti nell'obbligo di rettifica entro 48 ore di un contenuto segnalato da una parte lesa, senza alcun intervento di un giudice ed evitando commenti, previsto dal ddl. Ecco cosa scrivono a Wikipedia:
" Quindi, in base al comma 29, chiunque si sentirà offeso da un contenuto presente su un blog, su una testata giornalistica online e, molto probabilmente, anche qui su Wikipedia, potrà arrogarsi il diritto -indipendentemente dalla veridicità delle informazioni ritenute offensive - di chiedere l'introduzione di una 'rettifica ', volta a contraddire e smentire detti contenuti, anche a dispetto delle fonti presenti. [...]
" L'obbligo di pubblicare fra i nostri contenuti le smentite previste dal comma 29, senza poter addirittura entrare nel merito delle stesse e a prescindere da qualsiasi verifica, costituisce per Wikipedia una inaccettabile limitazione della propria libertà e indipendenza: tale limitazione snatura i principi alla base dell'Enciclopedia libera e ne paralizza la modalità orizzontale di accesso e contributo, ponendo di fatto fine alla sua esistenza come l'abbiamo conosciuta fino a oggi".
Intanto, in Parlamento si cercano di limitare (in parte) i danni, con un emendamento (da parte del deputato Pdl Roberto Cassinelli) che non cancella il dovere di rettificare, ma dà all'online più tempo - 10 giorni - per gestire il contenuto incriminato. Ma il problema della limitazione della libertà in Rete resta, come scrive il nostro blogger Alessandro Longo. E la protesta sul Web monta, considerando che la pagina Facebook Rivogliamo Wikipedia - No alla legge bavaglio in poche ore ha già guadagnato quasi 150mila fan.