Il processo è solo agli inizi, ancora non ci sono testi. Si dovrà attendere alla prossima seduta del 25 novembre per ascoltare le testimonianze proposte dai Pm. Intanto, però, accusa e difesa si danno battaglia sull’ammissibilità al dibattimento delle intercettazioni, elementi cardine che hanno dato vita all’operazione scattata nella primavera 2010.
Nella scorsa udienza la difesa aveva chiesto il rigetto delle intercettazioni telefoniche e ambientali che hanno permesso l’arresto dei presunti fedelissimi del capo di cosa nostra.
Per la difesa infatti le intercettazioni “non possono essere trascritte perché effettuate in epoca antecedente o successiva all’iscrizione sul registro degli indagati della persona posta sotto controllo”. Per l’accusa, sostenuta dal Pm Paolo Guido e l’aggiunto Marzia Sabella, l’eccezione è infondata: “l’intercettazione non è strettamente riferita all’iscrizione
sul registro degli indagati, si pensi a quelle effettuate nella ricerca dei latitanti, la Cassazione le ha già ritenute utilizzabili”. Il pm Guido ha quindi sostenuto di trascriverle escludendo quelle che “presentano vizi patologici di inutilizzabilità, poi sarà il Tribunale a decidere quali ammettere. In ogni caso il Tribunale di Trapani ha già rigettato l’eccezione della difesa”.
La decisione verrà presa nel corso della prossima udienza di venerdì 25 novembre, che a questo punto si rivelerà decisiva ai fini dell’intero impianto accusatorio e del processo stesso. Dopodiché davanti al collegio giudicante, presieduto da Sergio Gulotta, sfileranno i primi testi dell’accusa: il colonnello Jacopo Mannucci Benincasa ed il Tenente Salvatore Di Cesare del Comando provinciale dei Carabinieri di Trapani.
L'operazione Golem 2, curata dal Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato e dalle Squadre Mobili di Trapani e Palermo, portò all'esecuzione di 18 arresti in provincia di Trapani per fare terra bruciata attorno al superboss Matteo Messina Denaro. Tutti gli arresti fanno infatti parte della rete di fiancheggiatori e persone vicine, vicinissime al boss.
Davanti al Tribunale di Marsala sono imputati, oltre al boss latitante, Maurizio Arimondi, Calogero Cangemi, Lorenzo Catalanotto, Tonino Catania, Giovanni Filardo, Leonardo Ippolito, Marco Manzo, Antonino Marotta, Nicolò Nicolosi, Vincenzo Panicola, Giovanni Risalvato, Filippo Sammartano e Giovanni Stallone, che devono rispondere, a vario titolo, di associazione mafiosa, trasferimento fraudolento di società e valori, estorsione, danneggiamento e favoreggiamento personale.Intanto nei giorni scorsi, sempre nell’ambito dell’operazione Golem 2, è stato condannato a 10 anni il fratello maggiore di Matteo Messina Denaro, Salvatore. La sentenza è stata emessa, in abbreviato, dal Gup di Palermo Lorenzo Matassa. A 8 anni, sempre per mafia, è stato condannato Giovanni Craparotta, a 4 Matteo Filardo, che era imputato di estorsione, a due anni e sei mesi Matteo Filardo, accusato di fittizia intestazione di beni aggravata dall'avere agevolato la mafia.